Eternamente in bilico tra il diritto al lavoro e quello alla salute. È il destino di Taranto, che con l’Ex Ilva è cresciuta, ma sta anche morendo. Sul decreto Energia, l’arcivescovo, monsignor Filippo Santoro, confessa di avere “domande che non possono essere evase”. Lo fa celebrando una messa pasquale nello stabilimento siderurgico, l’acciaieria più grande d’Europa. “Si è parlato di abbandono del ciclo completo del carbone, ma al tempo stesso si torna a parlare di aumento della produzione dell’acciaieria, aumento della produzione che non può non incidere sulla salute dei tarantini. D’altro canto l’azienda annuncia nuova cassa integrazione: meno lavoro per tutti”, constata. Con la guerra in Ucraina sullo sfondo, per l’ennesima volta, denuncia, “le ragioni nazionali e internazionali rischiano di gravare su quelle locali, su una comunità disillusa perché da troppo tempo aspetta che quelle industriali siano coniugate con le ragioni ambientali”.
Al centro c’è il programma di bonifiche: è stata una “pantomima”, tuona l’arcivescovo, lo spostamento di risorse “da un capitolo di spesa all’altro senza che nulla sia stato ancora fatto, siamo dove eravamo. Il Mar Piccolo è sempre inquinato, i terreni lo sono, con grave nocumento per la diversificazione economica locale”. Si rivolge ai responsabili del Governo che sono intervenuti alla 49esima Settimana Sociale, che si è svolta a ottobre proprio a Taranto, e ai due partner dell’azienda: “Fateci ancora sperare che il futuro di questa acciaieria possa essere diverso; che le ragioni della salute e della vita dei lavoratori e di tutti i tarantini insieme, con la dignità del lavoro possano essere difese. Che si investa nell’innovazione tecnologica. Che si comincino a vedere i segnali di una inversione di rotta”.
Santoro raccoglie il consenso dei sindacati, ma anche del Movimento 5 Stelle. Oggi Mario Turco, vicepresidente dei pentastellati ed ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, chiede alle altre parti politiche di ascoltarlo. Sulle bonifiche, rivendica, il Movimento ha già ribadito più volte la sua contrarietà. Nel Milleproroghe c’è stato un tentativo di distrarre le risorse all’attività produttiva, “che il M5S ha scongiurato”. Il decreto ‘Taglia Prezzi’ di marzo prevede di spostare ancora le risorse dalle attività di bonifica all’attività produttiva: “Anche con riferimento a questo il MoVimento dice No”, ribadisce. In Senato, dove il decreto è in discussione, è stato presentato, a sua prima firma, un emendamento soppressivo dello spostamento di 150 milioni di euro dalle bonifiche a progetti di decarbonizzazione. Un secondo emendamento depositato a sua firma definisce la possibile destinazione futura, dopo le attività di bonifica, delle aree escluse al perimetro ex Ilva, prevedendo anche interventi di riqualificazione del territorio e riconversione produttiva. “Abbiamo previsto la possibilità, concessa ai Commissari Straordinari ex Ilva, di realizzare impianti per la produzione di energia rinnovabile da destinare al fabbisogno energetico dei cittadini e delle imprese del quartiere Tamburi – fa sapere Turco -. Si è confermato, inoltre, che tutte le attività di bonifica e di riqualificazione debbano prevedere il reimpiego del personale ex-Ilva”.