Dal 2035 stop ai motori a combustione: i piani Ue per mobilità verde

Nel pacchetto ‘Fit for 55’ la Commissione Europea ha proposto di vietare la produzione di veicoli a combustione interna, come benzina e diesel, dal 2035

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Ridurre le emissioni di gas serra provenienti dal settore dei trasporti entro il 2030. La Commissione Europea – nel quadro del pacchetto sul clima ‘Fit for 55’ presentato a luglio 2021 – ha proposto di rivedere gli standard di emissione di CO2 per auto e furgoni, per arrivare a tagliare le emissioni del 55% entro il 2030 e azzerarle al 2035. Per questo, dal 2035 ha posto anche l’obiettivo, già molto discusso a livello di Stati membri, di vietare la produzione di veicoli con motori a combustione interna, come benzina e diesel.

I limiti sulle emissioni di CO2 di flotta a livello dell’Ue sono stati introdotti per la prima volta nel 2012 e prevedono oggi per le auto una riduzione del 15% a partire dal 2025 e riduzione del 37,5% dal 2030, mentre per i furgoncini del 15% dal 2025 e del 31% dal 2030. La Commissione Ue propone che dal primo gennaio 2030 i limite sia al 55% per le auto e 50% per i furgoni, mentre da gennaio 2035, 100% per le auto e i furgoni.

Su questo dossier del pacchetto climatico, mercoledì la commissione per l’Industria e l’energia (ITRE) del Parlamento europeo ha adottato con 40 voti favorevoli, 17 contrari e 19 astenuti il suo parere in vista del voto finale in plenaria, chiedendo però che non ci sia alcuna eliminazione graduale dei motori a combustione interna entro il 2035, solo una riduzione del 90% delle emissioni. Richiesto inoltre di accelerare la revisione dei requisiti a partire dal 2027, con tre anni di anticipo rispetto alla proposta della Commissione.

Nello stesso pacchetto sul clima di luglio, la Commissione Ue ha proposto un regolamento per espandere l’infrastruttura di ricarica per i combustibili alternativi (elettricità, idrogeno, biocarburanti, combustibili sintetici e GPL) con cui creare le basi per una mobilità più pulita e con meno emissioni, più diffusa a livello europeo dove fatica a espandersi. I trasporti sono per l’Ue uno dei settori più difficili da decarbonizzare. Complessivamente, nel 2018 il trasporto su strada è stato responsabile del 26% di tutte le emissioni di CO2 dell’Ue, con un aumento costante rispetto ai livelli del 1990.

La scelta di adottare un regolamento, in quanto obbligatorio, è dettata dalla necessità di rendere più veloce l’armonizzazione dei requisiti tra Stati membri. La Commissione ha proposto di introdurre un obiettivo basato sulla flotta per auto e camion per arrivare a installare circa 3,5 milioni di punti di ricarica nell’Ue entro il 2030: per cui, più veicoli elettrici ci sono in circolazione, più infrastrutture di ricarica devono essere installate. Questo significa che l’espansione dell’infrastruttura di ricarica per i veicoli elettrici deve sempre corrispondere al numero di veicoli elettrici immatricolati in ciascun Paese. La commissione ITRE dell’Europarlamento ha approvato sempre mercoledì con 59 voti a favore, 9 contrari e 8 astensioni il suo parere sulla proposta dell’Esecutivo, chiedendo di anticipare di cinque anni (al 2025) gli obiettivi per la creazione di stazioni di ricarica elettriche e di installare almeno un punto di ricarica rapida per le auto ogni cinque chilometri nelle città e almeno ogni 60 chilometri nelle aree rurali. Il voto in plenaria su entrambi i dossier è ora previsto durante la sessione plenaria di luglio, così da far iniziare i negoziati a tre con il Consiglio dopo l’estate.