La storia di Flamini, dal calcio alla lotta contro l’inquinamento chimico

Dal 2019, anno in cui ha smesso di giocare, l’ex centrocampista si è dedicato alla sua attività di imprenditore con la GF Biochemicals, una società co-fondata nel 2010

Flamini

Nel calcio, placcare significa fermare la palla e rilanciarla. Quello che voglio fare è fermare l’inquinamento chimico”. Per raggiungere questo obiettivo, l’ex calciatore Mathieu Flamini, con un passato anche nel Milan dal 2008 al 2013 e uno scudetto cucito sul petto, scommette sulla chimica verde. Dal 2019, anno in cui ha smesso di giocare, l’ex centrocampista francese si è dedicato alla sua attività di imprenditore con la GF Biochemicals, una società co-fondata nel 2010 insieme ad un amico in un settore in piena espansione, in parallelo con la sua carriera sportiva.

La sua azienda continua a crescere. Ha annunciato di recente di aver raccolto 15 milioni di euro da investitori specializzati, tra cui Sofinnova, il gigante europeo del venture capital dedicato alle scienze della vita. “Quello che vogliamo fare è produrre su scala industriale prodotti che siano sostenibili per il clima, non tossici per la salute, biologici, biodegradabili, che sostituiscano i composti chimici dei prodotti petroliferi inquinanti nella nostra vita quotidiana ed emettano meno CO2“, ha spiegato l’ex calciatore 38enne.

A Marsiglia, dove ha trascorso la giovinezza, è nata la sua vocazione green. “Sono cresciuto in riva al mare, giocando a calcio su spiagge che a volte erano piene di spazzatura“, ha detto, spiegando la sua passione per il calcio e l’ambiente. “Sono della generazione Cousteau e Thalassa“.

Lo strumento che usa la GF Biochemicals è l’acido levulinico, una promettente molecola derivata da rifiuti agricoli, canna da zucchero o spighe di grano, presentata come un sostituto del petrolio. L’azienda sviluppa e produce derivati di questo acido: biosolventi o ingredienti bio-based che sostituiscono le molecole di origine petrolchimica. “Possiamo sostituire il silicone che migliora la consistenza di uno shampoo, un conservante che è anche un interferente endocrino, o sostanze utilizzate nella fabbricazione di detergenti, vernici, pitture o nell’industria agrochimica“, spiega Flamini.

Mathieu Flamini ora si rallegra dell’annuncio della Commissione Europea dello scorso 25 aprile di voler bandire diverse decine di sostanze chimiche derivate dai prodotti petroliferi, molto comuni ma dannose per la salute. L’obiettivo ora è quello di “costruire una prima fabbrica in Europa“. Ci saranno “grandi annunci nei prossimi mesi“, spera.