Gli alberi esotici ornamentali che alterano gli ecosistemi

Il progetto europeo 'Alptrees' promuove la conoscenza degli alberi non nativi, indagando su rischi e benefici della loro presenza nel nostro ambiente

robinia

Le specie arboree non native introdotte nell’area alpina per scopi ornamentali – perché si adattano meglio agli ambienti cittadini e risultano più resistenti ai cambiamenti climatici – possono causare problemi ecologici perché alcune di loro, se sfuggono agli ambienti urbani, possono diventare selvatiche e quindi competere e sovrastare le specie autoctone, trasformando significativamente gli equilibri degli ecosistemi. È quanto emerge dal progetto europeo ‘Alptrees‘, che promuove la conoscenza degli alberi non nativi finalizzata ad una strategia transnazionale europea per una loro gestione sostenibile indagando benefici e potenziali rischi.

Il progetto è coordinato dall’Istituto di ricerca forestale, rischi naturali e paesaggio di Vienna. Accanto ai partner istituzionali francesi, tedeschi, austriaci e sloveni, l’Italia è rappresentata dal Centro Ricerca e Innovazione della Fondazione Edmund Mach, dal Comune di Trento e dal Consorzio Langhe Monferrato e Roero. Con il ruolo di osservatore è presente il Servizio foreste della Provincia autonoma di Trento. Dalla ricerca emerge, quindi, come questi alberi esotici debbano essere attentamente studiati e monitorati singolarmente per creare adeguati piani di azione e gestione.

Nello Spazio Alpino Europeo, che comprende le regioni dei paesi europei che si affacciano sulle Alpi, sono presenti circa 150 specie arboree autoctone e oltre 500 specie non autoctone. La maggior parte di queste ultime sono esclusivamente per ornamento e quindi per scopi urbani. Ad esempio, la robinia, l’ailanto, l’acero americano, il ciliegio tardivo, l’abete di Douglas, il pioppo ibrido e l’olmo siberiano sono solo alcune delle circa 100 specie di alberi non nativi presenti in Italia. Ma quali sono i vantaggi e i rischi che possono causare queste specie esotiche? I vantaggi includono la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici, il contributo alla bioeconomia, le infrastrutture verdi urbane e periurbane più resilienti e la riduzione dei rischi di eventi naturali distruttivi. Tuttavia, l’albero non nativo può, in determinati casi, diventare invasivo e quindi può comportare rischi per la biodiversità autoctona e il funzionamento dell’ecosistema.