La maggioranza tiene sul decreto Energia, ma non era affatto scontato, viste le turbolenze degli ultimi giorni. Non per il contenuto del provvedimento, condiviso ampiamente dalle forze politiche, anche perché contiene il primo pacchetto di aiuti per le famiglie e le imprese contro l’aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime, quanto per le tensioni che avrebbero potuto portare a numeri al di sotto della soglia di pericolo. Come segnale per evidenziare che i problemi esistono e vanno affrontati, un déjà-vu della politica. Invece sul maxiemendamento interamente sostitutivo del testo i sì sono 178, a dispetto dei 31 contrari e di un solo astenuto. Una linea di profonda tranquillità per l’esecutivo, con tanto di dichiarazioni trionfalistiche dei vari esponenti dei partiti. Rimasti compatti anche nel sorpassare i rilievi mossi dalla Ragioneria di Stato, che chiedeva lo stralcio di ben 4 emendamenti e la riformulazione di altri 6 per una potenziale mancanza di coperture. Tutto è filato liscio, però. Grazie soprattutto al parere della commissione Bilancio di Palazzo Madama, che ha permesso (con delle modifiche al testo) di non veder svanire misure come l’estensione del periodo di preammortamento per i finanziamenti garantiti dal Fondo pmi per le operazioni sotto e sopra la soglia dei 30mila euro.
Un buon segnale per Mario Draghi, tornato dagli Usa dopo la missione a Washington nella quale ha avuto un importante faccia a faccia con il presidente americano, Joe Biden. Un confronto che ha lasciato un messaggio di forte unità di intenti dei leader europei nella strategia da adottare con la Russia per arrivare a un percorso di pace dopo l’invasione dell’Ucraina. La guerra ha acuito diversi problemi, facendo balzare i tassi di inflazione in conseguenza dell’aumento generalizzato del prezzo dei prodotti energivori, del petrolio e delle materie prime. L’Italia, come gli altri partner Ue, si è mossa subito per mitigare gli effetti dei rincari con provvedimenti ad hoc – proprio come il decreto Energia – ma la soluzione deve essere strutturale. Innanzitutto, con la strategia messa in campo per la diversificazione delle fonti di approvvigionamento, anche se tutto questo potrebbe non bastare se non si arrivasse a un’intesa per introdurre un tetto al prezzo del gas: l’Europa ne discute da giorni, ma ancora non c’è una decisione. Draghi ha registrato la condivisione del problema anche da parte di Biden, anche se gli Usa sono più interessati a un price cap sul petrolio.
Sarà una partita a scacchi da giocare con player forti sul terreno geopolitico Ue e globale. Ecco perché il premier deve spegnere le tensioni interne, che rischierebbero di limitarne l’azione nei consessi internazionali. Draghi sarà alle Camere la prossima settimana, per parlare del piano italiano di aiuti all’Ucraina. Inizialmente sarebbe dovuto essere solo al Senato, giovedì prossimo, per il question time, ma alla fine ha dovuto accettare di tenere due informative: la prima, alle 9 di giovedì 19 maggio nell’aula di Palazzo Madama, mentre la seconda sarà a Montecitorio, alle 11.30. Sarà l’occasione per provare a ricucire con una parte della sua maggioranza. Sperando, poi, che alcuni leader della maggioranza ascoltino le voci dei loro parlamentari.