In Francia l’associazione che crea valore dall’olio usato

Roule ma frite 17 raccoglie dai ristoranti questi rifiuti e li ricicla a beneficio dell'economia locale, creando detergente per i gusci delle ostriche o olio per motoseghe

Dopo la stagione di cozze e patatine fritte, piatto tipico francese, arriva quella dell’olio esausto. Sull’isola di Oléron, in Charente-Maritime, l’associazione Roule ma frite 17 raccoglie da quindici anni dai ristoranti questi rifiuti, ambiti dall’industria dei biocarburanti che ora li riacquista a prezzo maggiorato.

Sul porto di Château d’Oléron, dietro la baracca di legno rosso che ospita lo stabilimento ‘À la pêche aux moules’, Emmanuel, Aymeric e Jonathan raccolgono 200 litri di olio esausto usato per la frittura in lattine di plastica gialla che ammassano sul loro fidato furgone Mercedes. Un rifiuto “complicato da gestire” durante la stagione turistica, quando cozze e patatine fritte scorrono a fiumi, secondo il gestore Boris Rabillon, 54 anni, che è felice di non dover andare al centro di smaltimento dei rifiuti. E poi, “non dobbiamo pagare nulla“, sottolinea.

Nata a Oléron nel 2007, Roule ma frite 17 recupera ogni anno più di 100 tonnellate di oli alimentari usati da circa 340 ristoratori e autorità locali dell’isola o della terraferma. In un magazzino situato nel bacino di Marennes, filtra i suoi “oli migliori” – quelli meno sporchi – e li ricicla a beneficio dell’economia locale, sotto forma di detergente per i gusci delle ostriche o di olio per motoseghe. Si tratta di un’ecologia “pratica” che mira a creare “nuovi posti di lavoro nel mondo del riciclo e dell’economia circolare“, spiega il presidente dell’associazione e albergatore Patrick Rosset.

DANNO AMBIENTALE

In passato, l’olio esausto veniva scaricato nella rete fognaria, inquinando le falde acquifere e alterando il trattamento biologico degli impianti di depurazione. L’isola di Oleron “ha risparmiato diverse migliaia di euro sulla pulizia delle tubature nel primo anno” di attività di riciclo, spiega Grégory Gendre, fondatore dell’associazione ed ex sindaco di Dolus d’Oleron. La restante parte dell’olio raccolto viene venduta ai grossisti e poi alle grandi raffinerie, che la utilizzano per produrre il biocarburante contenuto nel diesel B7 o B10.

ORO GRASSO

Dal 2012 in Francia i ristoratori sono obbligati a riciclare l’olio usato. L’ultima soglia minima fissata nel 2016 è di 60 litri prodotti all’anno. Numerosi attori si sono quindi posizionati su questo mercato fiorente, dai piccoli indipendenti agli industriali. Sebbene Roule ma frite 17 abbia ancora un “quasi monopolio” sull’isola, Patrick Rosset denuncia l’appetito di queste grandi aziende che “colonizzano il territorio” acquistando gli oli dai ristoratori, a differenza delle associazioni che li recuperano gratuitamente. L’olio esausto adesso “è oro”, dice Rosset. Al punto che è diventato oggetto di ripetuti furti in Francia. A Oleron, questi incidenti sono ancora rari, ma “a volte alcuni individui fingono di fare parte della nostra associazione per ritirarlo“, racconta.