Al Consiglio affari esteri, i ministri dei governi europei stanno discutendo degli ultimi sviluppi dell’aggressione russa nei confronti dell’Ucraina e della situazione dei Balcani occidentali. Le sanzioni nei confronti della Russia sono un tema caldo, il più caldo di tutti: “Alcuni Paesi membri hanno più problemi di altri a imporre un embargo sul petrolio russo perché sono più dipendenti e al momento non hanno alternative”, ha annunciato l’alto rappresentante dell’Unione europea per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell. Riferendosi alle difficoltà nel trovare un accordo sul sesto pacchetto di sanzioni a causa delle resistenze di Ungheria e Slovacchia, Borrell ha esortato a “fare il possibile per superare posizioni molto forti” sulla questione da parte dei due Stati membri.
È presente a Bruxelles anche la ministra degli esteri canadese, Mélanie Joly, in vista del comitato ministeriale congiunto UE-Canada. Borrell ha ricordato, accogliendo la ministra, che il governo di Ottawa è un alleato che “ci spinge per rimanere un fronte unito sulle sanzioni contro la Russia”. Proprio i provvedimenti nei confronti del Cremlino alimentano la discussione europea perché, come ha evidenziato Borrell, la linea non è unitaria e nemmeno comune. Ad esempio, il ministro degli Esteri lituano Gabrielius Landsbergis ha preso una posizione netta: “La Commissione europea ha offerto soluzioni di compromesso che ci servivano e su cui discuteremo”. Una di queste soluzioni è “l’estensione del termine sull’embargo al petrolio russo a dicembre 2024 per Ungheria e Slovacchia”, ha puntualizzato il ministro lituano.
Anche il vicepresidente esecutivo della Commissione, Frans Timmermans, ha voluto dire la sua in merito alle sanzioni verso la Russia: “Dobbiamo riconoscere che l’Ungheria dipende quasi interamente dalla Russia e dunque dobbiamo trovare anche per loro delle alternative. Spero i ministri possano trovare una soluzione in questi giorni a Bruxelles”.