Aiuti di Stato, ma a certe condizioni, contratti di lungo termine, compensazioni. E poi piattaforma comune di acquisti e, soprattutto, tetto ai prezzi, ipotesi quest’ultima che comunque richiede tempo per modificare regole in vigore e i relativi accordi politici. La Commissione europea viene incontro alle esigenze degli Stati indicando le possibili soluzioni al problema del caro-energia, con le proposte di interventi utili a calmierare listini e mettere in sicurezza famiglie e imprese. Lo fa con una comunicazione, documento non legislativo, ma utile a dare indirizzi e chiarimenti interpretative del quadro normativo a dodici stelle.
L’assunto di partenza è che l’andamento dei prezzi è ormai fuori controllo e gli interventi si rendono non più rinviabili. Gas ed elettricità hanno raggiunto livelli record nel 2021 e hanno registrato i massimi storici dopo l’invasione russa dell’Ucraina nelle prime settimane di marzo 2022. I prezzi del gas, storicamente inferiori a 30 euro per Megawattora, hanno recentemente raggiunto i 100 euro per Megawattora, con picchi anche oltre i 200 euro. Le prospettive non lasciano intravedere miglioramenti. Anzi. “A breve termine, l’eliminazione graduale della dipendenza dalle importazioni russe di gas naturale comporterà adeguamenti delle condizioni di domanda e offerta e volatilità dei prezzi”, con questi ultimi che “continueranno ad essere elevati” per effetto della diversificazione che “eserciterà una pressione al rialzo”.
Tutto questo rischia di ripercuotersi negativamente sulle economie dei Ventisette. La lista di quello che si può fare da subito è ampia. Per rispondere al problema del caro-energia i governi possono ricorrere ad aiuti di Stato, purché “limitati, proporzionati, trasparenti e mirati per evitare distorsioni eccessive”. Ancora, gli Stati membri, “nella misura in cui non l’abbiano già fatto”, potrebbero fornire misure di compensazione limitate nel tempo e sostegno diretto agli utenti finali poveri di energia, compresi i gruppi a rischio. Altra via da seguire, quella di contratti di acquisto di energia “a lungo termine”, considerati come determinanti per garantire prezzi stabili almeno per determinate categorie di consumatori. E poi gli Stati membri possono estendere la regolamentazione dei prezzi al dettaglio per il gas naturale per tutelare in particolare le piccole e medie imprese. “Ciò è ancor più rilevante quando il gas svolge un ruolo particolare nel riscaldamento e nelle materie prime industriali”. Sempre per rispondere al problema del caro-energia, la Commissione ritiene che “possano essere giustificate misure fiscali o regolamentari volte a rimuovere i canoni infra-marginali di alcuni generatori di elettricità di carico di base creati dall’attuale situazione di crisi”. A livello nazionale, ancora, la possibilità di destinare i cosiddetti ‘guadagni inaspettati’ a sostegno dei consumatori è estesa alla copertura della prossima stagione di riscaldamento.
C’è poi l’invito a ricorrere ad acquisti comuni al posto di tanti accordi singoli. Si tratterebbe di utilizzare la piattaforma energetica dell’Ue per aggregare la domanda di gas, garantire prezzi del gas competitivi tramite acquisti congiunti volontari e ridurre la dipendenza dell’Ue dai combustibili fossili russi. “La piattaforma è una buona idea”, il suggerimento velato di Frans Timmermans, vicepresidente esecutivo della Commissione europea responsabile per il Green Deal.
Diversa la questione di un tetto ai prezzi. Questa misura non è immediatamente disponibile. Per un price-cap “servirà un cambiamento legislativo”, con tutte le incognite delle tempistiche che ne derivano. Inoltre servirà un accordo politico tra i Paesi membri, e l’esecutivo comunitario non esclude che la questione sarà oggetto di confronto tra i capi di Stati e di governo in occasione del prossimo vertice del Consiglio europeo di fine mese. Si può fare, ma non sarà immediato. E dovrà essere fatto bene, perché si teme che questo possa compromettere il funzionamento del mercato unico.
La Commissione europea prevede comunque un dispositivo di emergenza, nel caso in cui Mosca dovesse decidere per uno stop immediato e totale delle sue forniture. In quel caso “potrebbe essere necessario un massimale amministrativo del prezzo del gas a livello dell’Ue”. Se introdotto, questo limite dovrebbe essere “limitato alla durata dell’emergenza dell’Ue e non dovrebbe compromettere la capacità dell’Ue di attrarre fonti alternative di gasdotti e forniture di Gnl e di ridurre la domanda”.
Ci sono anche riforme e investimenti, nella comunicazione della Commissione. Veri e propri compiti per casa, e non solo per i governi. “L’energia più economica è quella che non si consuma” , ricorda Timmermans. Vuol dire da una parte spingere per l’efficienza energetica in edilizia, dall’altra rivedere abitudini. “Abbassare la temperatura del riscaldamento in inverno e non azionare troppo presto l’aria condizionata in estate è un modo di togliere soldi dalle tasche di Putin e questa è una cosa buona”, scandisce Timmermans. La butta in politica, ma vista in chiave economica un diverso utilizzo degli apparecchi di climatizzazione contribuisce a ridurre le bollette. Qui spetterà al singolo decidere come comportarsi. Le autorità invece non hanno scelta. Devono lavorare per “accelerare la nostra transizione verso le rinnovabili”, insiste Timmermans. “C’è grande potenziale per utilizzo di eolico off-shore e pannelli fotovoltaici”. Così facendo “possiamo ridurre di un terzo la nostra dipendenza dalla Russia già quest’anno” solo attraverso interventi in questo senso.