Attraverso il piano ‘RePowerEU‘ presentato ieri a Bruxelles, la Commissione europea vuole azzerare le importazioni di combustibili fossili russi, diversificando i fornitori di energia e scommettendo sulle rinnovabili. Alla crisi umanitaria scaturita dal conflitto in corso, tuttavia, rischia di aggiungersi anche quella alimentare. Russia e Ucraina sono tra i principali fornitori di cereali a livello globale essendo responsabili di più del 25% delle esportazioni globali di grano: da loro dipendono 26 Paesi per più di metà del fabbisogno.
A questo proposito, il premier Mario Draghi – nel corso dell’informativa in Senato sui recenti sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina – ha scavato nel dettaglio evidenziando come ripercussioni e minacce stiano iniziando a palesarsi sul fronte dell’approvvigionamento di grano e cereali: “Le devastazioni belliche hanno colpito la capacità produttiva di vaste aree dell’Ucraina. A ciò si aggiunge il blocco, da parte dell’esercito russo, di milioni di tonnellate di cereali nei porti del Mar Nero e del Mar d’Azov. La guerra mette a rischio la sicurezza alimentare di milioni di persone, anche perché si aggiunge alle criticità già emerse durante la pandemia“.
Il tema è stato oggetto di dibattito anche allo scorso incontro di Draghi con il presidente Usa, Joe Biden. I due, infatti, hanno confermato l’urgenza di un’azione coordinata per evitare che il conflitto provochi una crisi alimentare. “Ho chiesto sostegno per una iniziativa condivisa tra tutte le parti per sbloccare immediatamente i milioni di tonnellate di grano fermi nei porti del sud dell’Ucraina. In sostanza, occorrerebbe organizzare una collaborazione tra Federazione Russa e Ucraina per far uscire queste navi perché arrivino a portare il grano alle popolazioni più povere del mondo“, ha detto il Premier, convinto che i due Paesi debbano venirsi incontro per allontanare il rischio di emergenza alimentare. “L’Italia alcuni passi avanti li sta muovendo. Infatti, in collaborazione con la Fao, ha già promosso un Dialogo Ministeriale con i Paesi del Mediterraneo e che analoghe iniziative sono state prese dalla Francia, dalla Germania, dagli Stati Uniti“, ha aggiunto Draghi, ma questo non è ancora sufficiente a risolvere le incertezze.