Le sfide del Gnl su cui punta l’Ue: costi, ambiente e infrastrutture

Si tratta della principale alternativa alle risorse energetiche della Russia. Una via da intraprendere in nome di sicurezza di approvvigionamenti, ma la cui percorribilità è tutta da dimostrare

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Gas naturale liquefatto (Gnl), ovvero la principale alternativa dell’Ue alle risorse energetiche della Russia. Una via da intraprendere in nome di sicurezza di approvvigionamenti, ma la cui percorribilità è tutta da dimostrare. Problemi di costi, di sostenibilità e di gestione politico-economica sono i principali nodi legati al Gnl, che sono messi in evidenza dal Servizio di ricerche del Parlamento europeo in un documento di lavoro per le commissioni parlamentari. La considerazione preliminare è che la “la sostituzione del gas naturale russo sarà molto più difficile della sostituzione del petrolio e del carbone”, e ciò a causa delle differenze nelle infrastrutture di approvvigionamento, trasporto e stoccaggio. Sebbene “parte della soluzione a lungo termine” risieda nella promozione delle fonti energetiche rinnovabili e del risparmio di efficienza energetica, l’Ue richiederà comunque grandi volumi di importazioni di gas naturale a breve e medio termine. Questo implica due cose, una positiva e una negativa. Il principale vantaggio del Gnl rispetto al gas naturale che viaggia via gasdotto è che può essere importato in modo flessibile da un’ampia gamma di Paesi fornitori, quindi “migliora anziché diminuire la sicurezza dell’approvvigionamento”. Il principale svantaggio del Gnl è che “le forniture sono spesso più costose”, anche in considerazione del fatto che l’Europa sarebbe in concorrenza diretta con i paesi asiatici in cui il Gnl è la norma.

Ci sono anche problemi ambientali legati al processo di trasporto di gas a temperature molto basse su grandi distanze, che portano a elevate emissioni di gas serra. Il Gnl è gas naturale raffreddato fino a -160 gradi Celsius, quindi trasportato allo stato liquido tramite navi appositamente progettate. Servono dunque sistemi di raffreddamento energivori, e le navi utilizzano cherosene, combustibile altamente inquinante e clima-impattante.

A questo si aggiunge la questione pratica. Allo stato attuale, rilevano gli esperti del Parlamento europeo, l’Ue non è in grado di accogliere il Gnl né gestire la quantità crescente di gas naturale liquefatto. “La capacità di Gnl rimane distribuita in modo non uniforme in tutta l’Ue. Alcuni Stati membri, anche grandi come la Germania, non dispongono attualmente di capacità operative di importazione di Gnl”. Attualmente circa il 37% ( pari a 60 miliardi di metri cubi) della capacità totale di Gnl dell’Ue si trova in Spagna, che ha “collegamenti limitati” con gasdotti con la Francia e quindi con il resto d’Europa. L’importazione di più Gnl solleva la questione di come aumentare la capacità di trasporto dei gasdotti. Dopo la Spagna, la Francia ha la seconda infrastruttura Gnl più grande dell’Ue con circa la metà della capacità della Spagna (33 miliardi di metri cubi). Altri importanti importatori di gas naturale liquefatto all’interno dell’Ue sono l’Italia (15 miliardi di metri cubi), i Paesi Bassi (12 miliardi di metri cubi) e il Belgio (11 miliardi di metri cubi). La capacità di importazione è inferiore nell’Europa orientale e sudorientale, le regioni “più dipendenti dal gas russo e quindi più vulnerabili” all’interruzione delle forniture fisiche a causa della guerra in Ucraina. Alla luce di tutto questo “vi è una chiara necessità di anticipare gli investimenti” per permettere un’effettiva alternativa al prodotto acquistato da Gazprom. Perché dal punto di vista della sicurezza dell’approvvigionamento, un’ulteriore considerazione è che il Gnl “richiede la realizzazione di una specifica capacità di importazione”, in modo che il gas possa essere ricevuto e rigassificato per entrare nella rete dei gasdotti.

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