Cingolani: “L’alternativa al gas russo? Metà Gnl e metà da gasdotto”

Il ministro per la Transizione ecologica ha parlato della situazione energetica italiana: "Termovalorizzatore? Per l'installazione occorre seguire regole precise"

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Una crescita di 25 miliardi di metri cubi entro il 2025 per l’approvvigionamento di gas alternativo – metà Gnl e metà da gasdotto – rispetto a quello russo. “Si tratterebbe di un’accelerazione notevole, possibile grazie ai recenti accordi presi con Africa e Medio Oriente volti alla diversificazione delle forniture energetiche”, ha sostenuto il ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani,  nel corso dell’audizione nelle Commissioni riunite Bilancio e Finanze alla Camera. In quella occasione, il titolare del Mite ha scattato un’istantanea della situazione energetica italiana. I numeri fanno ben sperare: secondo i dati di Terna, nel 2022 sono già stati richiesti allacciamenti per 5,1 gigawatt, 2 volte e mezzo di quelli realizzati nel 2020 e nel 2021.

Tra le novità discusse da Cingolani nel corso del dibattito sul Dl Energia, ci sono anche le misure previste dall’articolo 7 che introduce forme di semplificazione procedimentale per l’autorizzazione di impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili. “L’intervento risulta coerente con gli impegni assunti dall’Italia in sede europea a seguito dell’adozione del Pnrr e con il programma di governo”, ha commentato il ministro. L’obiettivo è superare l’eventuale contrasto tra amministrazioni, in merito alla definizione degli iter inerenti a progetti sottoposti a valutazione di impatto ambientale di competenza statale e cioè quelli riguardanti impianti con potenza termica installata pari o superiore ai 300 megawatt.

La transizione energetica impone provvedimenti anche sul fronte dei rifiuti: “Stiamo lavorando corposamente sul pacchetto ‘End of waste’. A giugno uscirà un decreto importante“, ha annunciato il titolare del Mite. Il ministero ha prodotto il ‘Piano nazionale dei rifiuti’, secondo il quale le Regioni devono a loro volta produrre la strategia regionale e, successivamente, verrà verificata la compatibilità tra piano nazionale e quelli regionali. Il motivo? “Siccome un inceneritore o termovalorizzatore è, eventualmente, una prerogativa della Regione e non del ministero, se l’ente locale vuole inserirla come ipotesi dovrà farlo seguendo regole molto precise“, ha chiarito Cingolani, mettendo in chiaro che per la realizzazione di questi impianti è necessario attenersi a rigide direttive.