L’estate è storicamente tempo di manutenzioni per quanto riguarda i gasdotti. Gli occhi sono puntati sul Nord Stream 1, quello che porta il gas in Germania dalla Russia, che funziona a singhiozzo da mesi. Da oggi la capacità di esportazione di metano viene ridotta – come ha comunicato Gazprom – ad appena il 20% della propria capacità, che già precedentemente era stata ridimensionata al 40%. Un anno fa, di questi tempi, da Mosca arrivavano in Europa 380 milioni di metri cubi di gas giornalieri, adesso viaggiamo intorno ai 100 milioni. Ovviamente la Ue intera non dorme la notte, considerando l’autunno in arrivo, con gli stoccaggi che dovranno arrivare al 90% benché nessuno abbia il coraggio di mettere la mano sul fuoco. Eppure Putin aveva già avvisato con dovizia di particolari, pochi giorni fa a Teheran, il calendario delle manutenzioni e dei problemi con le turbine.
Parlando ai giornalisti lo zar aveva detto che ci sono cinque unità di pompaggio del gas, gestite da Siemens Energy nel Nord Stream 1, mentre un’altra unità è fuori servizio a causa dello “sgretolamento del rivestimento interno“. “Ci sono due macchine funzionanti, pompano 60 milioni di metri cubi al giorno… Se non ne viene restituita una, ce ne sarà una, che è di 30 milioni di metri cubi”. Il presidente russo poi aveva fatto sapere che un’altra delle turbine di pompaggio del gas sarebbe stata sottoposta a manutenzione il 26 luglio. E infatti, da oggi, si rallenta ulteriormente il lavoro. Gazprom parla di ritardi nella restituzione di una turbina da parte di Siemens Energy in Canada, che inizialmente aveva vietato la restituzione delle apparecchiature causa sanzioni. Il quotidiano Kommersant 10 giorni fa aveva comunque riportato che il 17 luglio il Canada aveva inviato la famosa turbina in Germania in aereo dopo che i lavori di riparazione erano stati completati. Che fine ha fatto la turbina? Chissà… intanto i guai per le forniture di gas non finiscono qui.
Dall’Algeria e dal Mar Caspio non arrivano proprio belle notizie. Lo Stato africano, ormai diventato nostro primo fornitore dopo l’accordo siglato da Mario Draghi ad Algeri, sta ultimando la manutenzione al Transmed e in Tunisia al Ttpc. Lavori ovviamente programmati, come ogni estate, che hanno ridotto tuttavia la capacità in questi giorni del 65%. Da oggi il flusso dovrebbe ripartire, anche se sappiamo bene che i prezzi del gas algerino non sono gli stessi di quello russo in base ai vecchi contratti sottoscritti con Gazprom. Sempre dall’Est però c’è una grana che potrebbe diventare grande ad agosto. All’inizio del percorso del Tap, il grande tubo che porta il gas dall’Azerbaigian fino alla Puglia, dovrebbero a breve iniziare anche qui opere di manutenzione, necessarie comunque per un corretto funzionamento dell’impianto nei mesi critici più freddi. I lavori costeranno un rallentamento inevitabile delle forniture fino a rischiare un stop per qualche giorno.
Notizie del genere, un anno fa, non avrebbero interessato nessuno, dato che in gran parte si tratta di attività di routine. In queste settimane invece sembrano l’apocalisse, dato che il prezzo di riferimento europeo, quello del Ttf olandese, ha toccato i 202 euro per Mhw, prezzo mai visto. Caldo, forte domanda energetica e scarsità di materia prima sono un mix esplosivo. La Ue intanto chiede di ridurre i consumi. Chissà se basterà un meno 7%, è il caso italiano, per farci passare un Natale sereno.
(Photo credits: FETHI BELAID / AFP)