Professor Davide Tabarelli, lei è un autorità nel campo dell’energia. Ha fondato Nomisma Energia e insegna all’università di Bologna e al Politecnico di Milano. Allora, le bollette aumenteranno del 100% ad ottobre come ha segnalato l’Arera?
“L’Arera ha detto che il rischio esiste, per questo l’Autorità per l’energia ha deciso di cambiare il metodo di calcolo delle bollette, così da evitare che un venditore di gas nel mercato libero vada in default”.
Può farci un esempio pratico?
“Il prezzo applicato a un operatore si muove giornalmente, quello venduto al consumatore finale invece è fisso per tre mesi. Da ottobre il prezzo finale varierà di mese in mese in base a una media, seguendo di più i costi di acquisto dei venditori. In questo modo cala il rischio fallimento dell’operatore, poiché non c’è più pericolo che compri a 200 e poi venda a 100. Il default di un operatore è grave perché alla fine lascia senza gas il cliente”.
Sempre Arera parla di “socializzazione” dei mancati pagamenti delle bollette. Per i morosi pagheranno dunque gli altri clienti, quelli in regola?
“C’è da anni questo rischio. Il sistema elettrico soffre di molti insoluti che attualmente vengono scaricati sulle tariffe generali. Con questa crisi energetica potremmo assistere a un aumento di insoluti. Nel futuro non è da escludere che assisteremo ad addizionali in bolletta”.
Quanto costerà fermare il super rincaro in bolletta?
“Finora il governo ha messo sul piatto 30 miliardi, un grande intervento. Ma alleviare non vuol dire eliminare il problema. A ottobre credo serviranno altri 5-6 miliardi, è la prima cosa che dovrà fare il nuovo esecutivo subito dopo le elezioni. Non sarà comunque facile reperire subito queste risorse”.
Al di là dei tanti annunci pare che siamo ancora appesi alla Russia in vista dell’autunno. L’Algeria o il gas del Tap non saranno sufficienti?
“Si è fatto tanto, però non si può fare a meno della Russia in pochi mesi, ci vogliono anni per essere indipendenti da Mosca. Siamo ancora appesi alla volontà di Mosca: se quest’inverno taglierà le forniture, saremo costretti a qualche giorno di razionamento”.
Potrebbe esserci anche un razionamento della luce?
“Visto che quasi metà dell’energia elettrica è generata dal gas, i razionamenti potrebbero riguardare anche le centrali elettriche”.
Come mai, nonostante sia da un anno che le bollette salgano, la produzione nazionale di gas è scesa?
“Il calo è iniziato 20 anni fa. Ci farebbe molto comodo adesso un po’ di produzione nazionale in più, ma è difficilissimo perché a livello locale nessuno vuole trivelle. Guardi quello che sta succedendo a Piombino”.
Intanto il gas, sul Ttf olandese, vola sopra i 200 euro/MWh. Perchè, come è successo al mercato del nickel a inizio marzo, non si sospende il Ttf olandese, che ha arricchito qualche centinaio di fondi e provocato uno sconquasso ai portafogli di aziende e famiglie europee?
“Il nickel fa parte del London Metal Exchange, che esiste da 200 anni e prevede l’applicazione di limiti negli scambi. Il Ttf fa parte invece dell’Intercontinental Exchange che non prevede limiti. Il tema è che ha ragione Draghi a proporre un tetto al prezzo del gas: è un’operazione molto articolata, ma andrebbe fatta”.
Eni ha siglato un accordo storico in Angola: insieme a Bp diventa primo operatore indipendente del Paese africano. Può essere una svolta per i nostri approvvigionamenti o si vedranno in prospettiva i risultati?
“Ci vorranno almeno tre anni: servono impianti giganteschi, grande tecnologie e grandi investimenti. Ci sono da considerare le profondità degli idrocarburi, le distanze con le vie di comunicazione, le trasformazioni dei porti. E poi noi avremmo bisogno di rigassificatori, ma facciamo fatica…”.