Scooter elettrico? Mezzo ideale per sostenibilità ma trascurato da Ue

Manca una legislazione comunitaria in materia, non c’è ancora nessuna strategia per quello che viene indicato come un settore chiave per la sostenibilità dei trasporti nelle città

scooter elettrico

Gli scooter elettrici potrebbero offrire un valido contributo alla trasformazione sostenibile dell’Ue, che però fin qui si è concentrata solo sulle auto e per nulla sui ciclomotori. Manca una legislazione comunitaria in materia, non c’è ancora nessuna strategia per quello che viene indicato come un settore chiave per la sostenibilità dei trasporti nelle città. Un’analisi messa a punto dal centro studi e ricerche del Parlamento europeo richiama l’attenzione su quello che non si esita a considerare “un mezzo ideale” eppur trascurato. Si parte da un elemento, che è quello dell’evoluzione della natura urbana. Oggi più del 70% della popolazione dell’Unione europea vive nelle città e si prevede che nel 2050 la concentrazione raggiungerà l’84%. Un cambiamento che pone sfide, soprattutto per quanto attiene a qualità dell’aria e respirabilità.

Gli scooter elettrici hanno “diversi vantaggi”, riconoscono gli esperti dell’Europarlamento. Non restano bloccati nel traffico e questo fa di loro un mezzo di trasporto “relativamente veloce”. Inoltre occupano anche poco parcheggio e soprattutto, “a differenza di auto o moto, tendono a non inquinare l’aria, a seconda di come viene prodotto il loro consumo di elettricità”. Ma la strada dei ciclomotori eco-compatibili non è battuta, come dimostrano le tante differenze che esistono a livello comunitario. Ogni Stato membro si è dato le proprie regole. Così, in Francia per poter guidare uno scooter elettrico bastano 8 anni, in Danimarca bisogna averne compiuti 15. Ancora, l’Irlanda considera lo scooter elettrico un veicolo a motore, la Finlandia li equipara a pedoni utilizzano attrezzature sportive o per il tempo libero, Lettonia e Lussemburgo li considerano alla stregua delle biciclette.

C’è poi la questione del limite di velocità, che “varia da uno Stato membro all’altro” dell’Ue. È fissato in genere tra 20 e 25 chilometri orari, ma può dipendere dalla posizione, come dimostra il caso italiano, dove si scende a 6 km/h nelle zone pedonali. Tutto questo non aiuta. “Potrebbe essere presa in considerazione una possibile armonizzazione delle norme a livello dell’Ue”, il suggerimento politico contenuto nel documento. Un’indicazione utile per Commissione europea e governi nazionali, a cui si fa notare che le potenzialità sostenibili del ciclomotore elettrico sono fermate anche da assenza di infrastrutture, progettazione, norme, e politiche.

Gli scooter elettrici sono al centro di un vero e proprio paradosso. “Il parcheggio inappropriato degli e-scooter è un problema irrisolto”. Proprio così. L’assenza di aree riservate per questa tipologia di due ruote fa sì che “spesso vengono parcheggiati in spazi riservati ad auto o biciclette, oppure vengono abbandonati negli spazi necessari ai pedoni per camminare in sicurezza”. Per questi motivi, viene denunciato, “sono già stati interdetti alla circolazione in alcune zone della città” o in altri casi “il loro utilizzo è stato ridotto dalle autorità locali”. Un invito a porre rimedio, visto che, si ricorda, “nell’UE sono incoraggiati l’adozione di veicoli a emissioni zero, nonché una mobilità urbana più sostenibile e più sana”.