Continua a preoccupare l’incidente avvenuto ai gasdotti Nord Stream 1 e 2 nel Mar Baltico. Secondo le autorità di sicurezza tedesche, i tre tubi rischiano di restare inutilizzabili per sempre dopo i presunti atti di sabotaggio. Lo scrive il Tagesspiegel, che cita fonti governative secondo cui, se i tubi non verranno riparati rapidamente, molta acqua salata entrerà e corroderà il materiale di cui sono fatti.
La Russia, infatti, non accetta le accuse di sabotaggio e va al contrattacco. “Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden deve dire se gli Stati Uniti sono o meno responsabili delle fughe di gas rilevate dai gasdotti Nord Stream 1 e 2 nel Mar Baltico“. Lo scrive su Telegram la portavoce della diplomazia russa Maria Zakharova, spiegando che il presidente americano “è obbligato a rispondere alla domanda“. Il riferimento è a una dichiarazione di Biden di inizio febbraio secondo cui Washington avrebbe “messo fine” a Nord Stream 2 se Mosca fosse intervenuta militarmente in Ucraina. Sul suo canale Telegram, Zakharova posta il video di una conferenza stampa tenuta da Biden prima dell’inizio dell’operazione militare russa in Ucraina. E intanto, sempre da Mosca, arriva l’intenzione di voler convocare una riunione speciale del Consiglio di sicurezza dell’Onu, definendo “stupido e assordo” sospettare una responsabilità russa.
L’Europa, dal canto suo, annuncia indagini approfondite, anche se l’alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, rivela che tutte le informazioni disponibili indicano si tratti di “un atto deliberato“. Bruxelles promette comunque sostegno a “qualsiasi indagine volta a ottenere piena chiarezza su cosa è successo”. Il vero timore dell’Europa ora è la necessità di garantire la sicurezza delle infrastrutture. “Abbiamo già rafforzato le misure per le infrastrutture critiche” e la nuova regolamentazione concordata “prima dell’estate verrà ora attuata. Sono elementi che dovranno essere esaminati alla luce degli ultimi eventi“, ha detto il commissario europeo alla Giustizia, Didier Reynders.
Intanto, il gas fuoriuscito staziona nel Mar Baltico con la stessa forza di martedì, come confermato dal portavoce della guardia costiera svedese. Ieri Greenpeace aveva precisato che il gas che filtra attraverso la superficie del mare a est di Bornholm dalle perdite nei gasdotti Nord Stream 1e 2 corrisponderà a otto mesi di emissione annuale di CO2 della Danimarca. E il ministro del clima Dan Jørgensen – conclude Tv2 – ha dichiarato di non essere ottimista sulla possibilità di fermare le emissioni. Il gas potrebbe fuoriuscire fino a quando il tubo non si svuoterà. Per questo, il governo danese prevede che saranno necessarie 1 o 2 settimane prima che possano essere svolte indagini accurate.