Ue spinge sul price cap solo sul gas russo, oggi il confronto a Bruxelles

Nel corso della riunione straordinaria, i ministri europei dell’energia discuteranno delle misure di emergenza contro la crisi, degli interventi sul mercato del gas e delle preoccupazioni per le perdite di metano dai due gasdotti Nord Stream 1 e 2

Misure di emergenza contro la crisi, ma anche ulteriori interventi sul mercato del gas e preoccupazioni per le perdite di metano dai due gasdotti Nord Stream 1 e 2. I ministri europei dell’energia si incontrano oggi a Bruxelles in una riunione straordinaria convocata dalla presidenza della Repubblica ceca per approvare le misure di emergenza proposte dalla Commissione europea lo scorso 14 settembre, tra cui la riduzione della domanda di elettricità, un tetto massimo sui ricavi dei produttori di elettricità a costi bassi, un contributo di solidarietà da parte delle società di combustibili fossili e interventi di sostegno a famiglie e imprese. Sul tavolo dei ministri (per l’Italia confermata la presenza del ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani) anche ulteriori interventi sul mercato del gas e i timori per il sabotaggio dei due gasdotti russi che hanno portato alla fuoriuscita di gas nel Mar Baltico.

Il via libera alle misure anti-crisi dovrebbe arrivare senza grandi sorprese, è necessario raggiungere una maggioranza qualificata in seno al Consiglio, che si ottiene quando il 55% degli Stati membri vota a favore (15 paesi su 27) o quando gli Stati membri che appoggiano la proposta rappresentano almeno il 65% della popolazione totale dell’UE. Alla vigilia della riunione dell’energia, una fonte diplomatica ha riferito di un ‘ampio sostegno’ da parte delle delegazioni alle misure, che dovrebbe portare i ministri ad approvare il pacchetto senza fatica. La discussione “più rilevante” e dall’esito più incerto si avrà invece sulla questione del tetto al prezzo del gas, su cui rimangono, forti, le divisioni all’interno dell’Ue.

La discussione tra i ministri prenderà le mosse dal non-paper (un documento informale) trasmesso dalla Commissione europea alle capitali, con un ventaglio di opzioni per affrontare i prezzi alti dell’energia, tra cui Bruxelles ha suggerito di fissare un tetto al prezzo del solo gas importato dalla Russia e sul gas usato per la generazione di energia elettrica. Per ora la Commissione ha escluso l’idea di un tetto su tutto il gas importato in Ue, temendo rischi per l’approvvigionamento. A nulla sono servite le richieste di 15 Stati membri, Italia inclusa, che a inizio settimana hanno inviato alla Commissione una lettera per chiedere l’introduzione di un tetto sul prezzo su tutto il gas importato, compreso quello liquefatto. La Commissione europea ritiene che ci siano meno rischi per la domanda europea di gas introducendo un tetto massimo al prezzo del solo gas russo, non un cap generalizzato su tutto il gas importato in Europa.

Nel non-paper, la Commissione suggerisce una terza opzione per abbassare i prezzi, ovvero negoziare con gli altri partner considerati “affidabili” dall’Ue, come la Norvegia, per trovare un compromesso per abbassarli. Se questi negoziati con gli altri fornitori non dovessero portare a risultati concreti, l’esecutivo si dice pronto a “prendere ulteriori misure“, tra cui potenzialmente un price cap su tutto il gas. Per ora una ipotesi lontana ma presente nelle parole della Commissione. “Stiamo negoziando con i nostri fornitori affidabili di gasdotti. Se questo non porta a risultati, allora è possibile un tetto ai prezzi”, ha assicurato la commissaria europea per l’Energia, Kadri Simson, alla vigilia del Consiglio. Una fonte diplomatica ha chiarito che “è prematuro parlarne” ma che la Commissione europea è aperta a prendere ulteriori misure. Nella nota, Simson ha ricordato che la “Russia non è un partner affidabile. Anzi, è all’origine del problema”, ed è per questo che la Commissione difende la proposta di applicare un cap solo sul gas russo.

L’impressione, suggerisce un’altra fonte diplomatica, è che la Commissione sia “sensibile ad alcune prudenze” di alcuni Paesi più reticenti ad accogliere l’idea di un cap generalizzato, come la Germania o i paesi dell’est Europa che vedono il rischio concreto di rimanere senza adeguate forniture di gas. In questo caso il timore di non avere abbastanza gas prevale sulle preoccupazioni per i prezzi elevati. Nonostante ci sia sempre più sostegno e pressione politica da parte dei governi sul tetto generalizzato..

Al Consiglio energia la Commissione europea “testerà” la determinazione dei 15 firmatari (Belgio, Bulgaria, Croazia, Francia, Grecia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia e Spagna) a sostenere il cap generalizzato. L’orientamento politico che uscirà dal Consiglio di domani dovrebbe servire da base alla Commissione europea per presentare la prossima settimana, presumibilmente martedì 4 ottobre, la proposta legislativa vera e propria su cui discuteranno i capi di stato e governo nel corso del mese. Saranno i capi di Stato e di governo a vedersela con la questione, a ottobre sono in programma due Consigli europei (uno informale a Praga il 6-7 ottobre e uno ordinario a Bruxelles il 20-21 ottobre) in cui l’agenda politica sarà dettata dall’emergenza energetica.