Gli stili di mobilità cambiano, così come l’approccio culturale delle persone che guardano sempre più alla transizione ecologica. È quanto emerge dall’Osservatorio sugli stili di mobilità realizzato da Ipsos e Legambiente e presentato a Firenze nell’ambito di Expomove. Le persone intervistate, infatti, sono per la maggior parte d’accordo con lo stop alla vendita di auto con motori a combustione nel 2035. Per il 68% degli italiani, infatti, è una misura necessaria per ridurre inquinamento e emissioni dannose per l’ambiente e per l’uomo. E il 44% di loro, addirittura, pensa che il 2035 sia un orizzonte temporale troppo lontano, mentre solo per il 14% è troppo presto. Inoltre, sempre più la preoccupazione per gli effetti dell’inquinamento è elevata e diffusa e arriva all’81% degli intervistati.
Nonostante la crescente consapevolezza, dal report emerge come, ancora oggi, gli italiani si spostino in media 6 ore alla settimana (65% in settimana e 35% nel weekend) e lo facciano ancora troppo con la mobilità pesante. Auto e moto non elettriche sono utilizzate per il 66% del tempo (4 ore). Segue a grande distanza la mobilità leggera (a piedi, in bici, in ebike e monopattino al 22%) e a fondo classifica quella sostenibile (mezzi pubblici, sharing o auto elettrica all’11%). Il dato più preoccupante è quello legato agli spostamenti brevi. Anche al di sotto dei 2 km di percorrenza, gli italiani nel 42% dei casi scelgono l’auto e la moto mentre solo il 33% va a piedi.
In collegamento da remoto, il presidente di Legambiente Stefano Ciafani ha sottolineato l’esigenza di andare verso una “mobilità civile”, che consenta ai cittadini di “muoversi in maniera comoda, condivisa, pubblica, sostenibile e elettrica. C’è da fare un lavoro molto importante. Siamo un Paese che vanta il record nel numero di automobili per abitante, record che dobbiamo aggredire proseguendo quel cambiamento, che si sta a fatica concretizzando dopo aver fatto scelte giuste, mettendo in campo anche le politiche giuste”. Politiche che, secondo Ciafani, devono essere fatte dalle amministrazioni locali che devono essere “più coraggiose”, da quelle regionali “mettendo risorse per il trasporto pendolare” e poi da accompagnate da politiche governative. Perché “quando un’onda monta, la si può cavalcare e ne beneficerebbe l’intero Paese”.