Per questo inverno non mancherà Gnl in Europa. L’Asia vira sul carbone

Almeno sull'approvvigionamento di gas liquefatto i Paesi Ue possono stare sereni. Le grandi manovre però devono scommettere su un fatto: che ci sia gas nel 2023

IMPIANTO SNAM RETE GAS

Europa stai serena, almeno sull’approvvigionamento di gas liquefatto. Il timore di un blocco totale delle forniture di gas russo, ha spinto i Paesi europei a puntare sul Gnl. Gli Stati Uniti hanno iniziato a incrementare le esportazioni verso il Vecchio Continente e la Norvegia ha messo il turbo diventando il principale fornitore di gas per l’Europa. La Germania ha ordinato 5 rigassificatori galleggianti, non ne aveva nemmeno uno, e un paio entreranno in funzione entro fine anno. L’Olanda ha realizzato un rigassificatore in sei mesi. L’Italia sta spingendo su Piombino e Ravenna, nonostante gli impianti di Porto Tolle e Panigaglia lavorino già a pieno regime. La Spagna, che vanta 6 strutture rappresentando metà della capacità di stoccaggio in Europa, sta per realizzarne una settima. Gli europei hanno inoltre iniziato a ordinare navi metaniere ai grandi produttori asiatici.

Grandi manovre che però devono scommettere su un fatto: che ci sia gas in inverno e nel 2023. I prezzi alti del Ttf, gonfiati dagli acquisti statali per riempire gli stoccaggi, hanno convinto i Paesi esportatori di Gnl a puntare sull’Europa. Una scelta anche facile, solo perchè la Cina, principale consumatore mondiale di Gnl, ha ridotto la domanda causa Covid e rallentamento dell’economia. Ma le scelte energetiche asiatiche dovrebbero garantire le forniture al Vecchio Continente anche in futuro, perchè mentre noi acceleriamo sulla transizione ecologica, l’Asia va sul sicuro col carbone.

A differenza infatti dell’Europa che fa affidamento sul gas per la creazione di energia, il gas è meno rilevante per l’Asia. Costituisce infatti solo l′11% del suo mix energetico e il GNL importato costituisce una piccola parte, con la maggior parte del gas proveniente dalla produzione interna, ha spiegato alla ‘Cnbc’ Alex Whitworth, capo della ricerca sull’energia e le rinnovabili dell’Asia-Pacifico di Wood Mackenzie. Il carbone occupa invece una porzione maggiore del mix, ha aggiunto Whitworth. La sua quota nella produzione di energia per i mercati dell’Asia e del Pacifico è superiore al 60%.

Atul Aryal, chief energy strategist di S&P Global, è stato più diretto: “In Asia, invece di usare il gas, usano il carbone perché il carbone è quì, il carbone è domestico e meno costoso”, ha detto alla Cnbc. “Il rovescio della medaglia è che l’Asia, che di solito aumenta il consumo di gas, si è fermata”. Questa frenata si fa sentire sui prezzi. Tant’è che il Ttf, diventato sempre di più un indice per il Gnl più che per il gas da tubo, visto che l’Olanda estrae pochissimi miliardi di metri cubi dal giacimento di Groningen e punta tutto sulla rigassificazione, sta scendendo da giorni – oltre che per il clima mite in Europa – anche perchè c’è più offerta che domanda. Le 35 navi metaniere ferme davanti alle coste europee, in attesa di un porto, stanno a significare che l’Asia non è un competitor per il gas, almeno nei prossimo mesi. Per cui la materia prima non mancherà. Sul prezzo si vedrà.