In un suo intervento su la Stampa, Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, scrive: “Se la suona e se la canta l’Europa sull’energia, con il Consiglio di ieri che, come i capponi di Renzo verso Azzeccagarbugli, litiga su tecnicismi, per dimenticare le questioni concrete, più spinose, come il fare rigassificatori, usare più carbone, evitare il collasso del nucleare francese e razionare la domanda. C’è voluto quasi un anno per arrivare ad un accordo a 180 euro per megawattora”. E ancora: “Litigare tutti questi mesi è stato solo una perdita di tempo. Non sarà facile applicarlo, perché si forma su una borsa a termine fortemente finanziarizzata, gestita fuori dall’Ue, a Londra, all’Intercontinental Exchange, l’Ice. La borsa ha già fatto sapere che non accetterà imposizioni di questo tipo e che potrebbe decidere di chiudere o di spostare la consegna fisica fuori da Amsterdam. Se dovesse accadere, allora verrebbe meno la funzione del prezzo quali indicatore per il mercato europeo”. Tabarelli conclude così: “Per essere ancora più orgogliosa delle sue politiche energetiche, ma anche per non rinunciare a qualche altra distrazione, l’Europa domenica scorsa ha annunciato un’accelerazione dei vincoli sulle emissioni di CO2, uno dei pilastri del pacchetto Fit for 55, disegnato prima della crisi, quello che vuole la riduzione delle emissioni del 55% rispetto al 1990 entro il 2030. Proprio mentre servirebbe un allentamento dei suoi obiettivi, la politica europea ne ribadisce e rafforza gli impegni. È un’altra fuga dalla realtà del disastro energetico in cui ci siamo ficcati, con un inverno che comincia solo domani e che difficilmente supereremo senza interruzioni fisiche”.