La Federal Reserve vola basso. Jerome Powell, governatore della banca centrale più importante del mondo, non è diventato colomba ma è meno falco rispetto al 2022. Il costo del denaro è stato alzato di un altro 0,25% a 4,75% – record dal 2007 -, un forte segnale di rallentamento della politica monetaria dopo una serie ininterrotta di rialzi a botte di 0,75% (4 consecutive più l’ultima da 0,5%) iniziata quasi un anno fa. “More work to do”, c’è ancora tanto lavoro da fare, ha spiegato durante la conferenza stampa Powell, ci saranno “ulteriori” rialzi nei prossimi mesi per arrivare fino al 5,25% finale, tuttavia il tono più accomodante del numero uno della Fed ha dato l’impressione che qualcosa sia cambiato, alla luce della forte riduzione dell’inflazione verso fine 2022, al punto che ora il carovita in America è al 6,5%. L’obiettivo della Federal Reserve ovviamente resta il 2%, però – ha sottolineato Powell – il “processo di disinflazione è iniziato in un quarto dell’economia, come si vede dai beni”.
L’energia, tra carburanti e costi legati al riscaldamento, non sembra più un problema, così come i prezzi dei prodotti agro-alimentari sono in fase di rallentamento da parecchie settimane. “Speriamo di veder iniziare questo processo di disinflazione sui servizi core, soprattutto quelli extra-immobiliare… Il mercato del lavoro è ancora forte, li non vediamo ancora disinflazione”. “Dobbiamo finire il lavoro che abbiamo cominciato anche se non siamo molto lontani dal vedere un’inversione di tendenza. Abbiamo comunque già moderato l’aumento dei tassi di soli 0.25 e durante il meeting del Fomc c’è stata discussione sul percorso che dovremo seguire”, ha precisato mister Fed. “E’ vero – ha poi risposto ad alcune domande dei giornalisti – l’inflazione scende più rapidamente delle nostre aspettative, ma in sette settori che rappresentano il 56% dell’economia i prezzi non sono calati, penso ad esempio al settore finanziario, ma anche ai ristoranti”. Per capire se la stretta è agli sgoccioli toccherà dunque aspettare marzo, quando “rivedremo le stime e decideremo se alzare l’obiettivo di tassi già al 5,25% o rivedere la nostra politica. Non è comunque il momento di fare una pausa sui rialzo dei tassi”, come ha fatto la banca centrale canadese, e “non sarebbe opportuno tagliare i tassi entro fine anno” se l’economia regge.
Wall Street ha preso bene la svolta di Powell, tant’è che il Dow Jones ha chiuso in leggerissimo guadagno dopo una giornata vissuta in negativo, mentre il Nasdaq ha addirittura messo a segno un +2%. Il dollaro è ormai tornato a 1,1 euro. Dopo la Fed, oggi pomeriggio tocca alla Bce. Le aspettative sono di aumento del costo del denaro di uno 0,5%, cui seguirà un altro rialzo di 0,5% al meeting successivo di marzo come annunciato dalla presidente Christine Lagarde a dicembre. Rispetto a un mese e mezzo fa però lo scenario è completamente cambiato. Il prezzo del gas, che ha infiammato i costi aziendali e l’inflazione per gran parte del 2022, è crollato. L’energia elettrica pure. E il petrolio fa meno paura, nonostante l’embargo verso il greggio russo scattato a inizio dicembre e il prossimo embargo nei confronti del diesel di Mosca che inizierà domenica. Anche i prezzi degli alimentari iniziano a raffreddarsi, come emerso dal dato sul carrello della spesa nell’Eurozona sceso all’8,5% a gennaio. Ciò nonostante i tassi saliranno di un altro punto entro un paio di mesi arrivando così al 3,5% a inizio primavera.
Quello che andrà capito oggi durante la conferenza stampa è se l’atteggiamento della Lagarde rimarrà aggressivo, come emerso durante l’incontro con i giornalisti pre-natalizio, un atteggiamento che aveva impaurito governi (in particolare Palazzo Chigi), imprenditori e investitori. All’interno del mondo Bce, la linea ‘falco’ non piace apertamente a Fabio Panetta, membro del Board, e a Ignazio Visco, governatore di Bankitalia. Gli italiani comunque non sono i soli a chiedere di “ponderare bene la stretta” per evitare danni collaterali, visto che l’inflazione sta già scendendo. La mini-svolta di Powell potrebbe rendere meno spavalda anche la Lagarde.