Una scossa di magnitudo 7.9 ha fatto tremare la Turchia questa notte alle 2.17 italiane nella parte sud-orientale, al confine con la Siria, nella regione dell’Anatolia sud-orientale. Tra le città più vicine all’epicentro, circa 30 km, c’è Gaziantep, una delle più grandi della Turchia. Il terremoto ha avuto un ipocentro a circa 20 km di profondità ed è stato fortemente sentito in tutta l’area meridionale della Turchia ed anche in Siria. Dopo il terremoto delle 2.17 sono state registrate altre scosse altre 7 scosse di magnitudo superiore a 4.5 nell’area e una di magnitudo 7.5. I danni sono ingenti. Secondo gli ultimi bilanci diffusi le vittime sarebbero oltre 2.600 fra Turchia e Siria. In Turchia, invece, le scosse hanno ucciso 1.651 persone e ne hanno ferite almeno 11.159. Sono 3.471 gli edifici crollati , sollevando il timore di un bilancio di vittime ancora più alto. Sono almeno mille invece i morti in Siria: 570 persone sono state uccise e 1.403 ferite nelle aree sotto il controllo del governo nelle province di Aleppo, Latakia, Hama e Tartous. Nelle aree sotto il controllo dei gruppi ribelli nel nord-ovest, almeno 430 persone sono state uccise e più di 1.050 ferite.
Allarme anche in Italia, con la protezione civile che ha inizialmente diramato un’allerta maremoto per le coste del Sud Italiane, salvo poi revocarla. Per precauzione, inizialmente, era stata sospesa la scopo cautelativo la circolazione ferroviaria in Sicilia, Calabria e Puglia, proprio per il rischio di possibili onde di maremoto. Ma intorno alle 7 circa la circolazione è ripresa con regolarità. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni segue costantemente, aggiornata dal Dipartimento della Protezione Civile, gli sviluppi del terremoto e “esprime vicinanza e solidarietà alle popolazioni colpite. La Protezione Civile italiana ha già fornito la propria disponibilità per contribuire al primo soccorso“, scrive Palazzo Chigi in una nota. Il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani ha subito scritto su Twitter: “Ho appena parlato con il ministro degli Esteri della Turchia Mevlut Cavusoglu per esprimergli la vicinanza dell’Italia e per mettere a disposizione la nostra Protezione civile”. Al momento la Farnesina conferma che non ci sono italiani coinvolti.
Intanto la comunità internazionale si sta muovendo per aiutare le popolazioni colpite. Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha fatto appello all’unità nazionale, affermando che la Turchia ha ricevuto offerte di aiuto da 45 Paesi.
Il commissario europeo per la Gestione delle crisi, Janez Lenarčič, ha annunciato di avere già attivato il meccanismo di protezione civile dell’Ue e che “il Centro di coordinamento della risposta alle emergenze dell’Ue sta coordinando l’invio di squadre di soccorso dall’Europa. Squadre dai Paesi Bassi e dalla Romania sono già in viaggio“. Notizia confermata dalla presidente Ursula von der Leyen: “Il sostegno dell’Europa è già in arrivo e siamo pronti a continuare ad aiutare in ogni modo possibile“. Stessa reazione dagli Stati Uniti, il cui consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan annuncia in una nota che gli Usa sono “pronti a fornire tutta l’assistenza necessaria“. “Il presidente Biden – precisa – ha ordinato a USAID e ad altri partner del governo federale di valutare le opzioni di risposta degli Stati Uniti per aiutare le persone più colpite“. Gli Usa, continueranno a “monitorare da vicino la situazione in coordinamento con il governo turco“.
“I nostri team sono sul campo per valutare i bisogni e fornire assistenza“, ha fatto sapere il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, facendo appello alla comunità internazionale. Un minuto di silenzio durante l’Assemblea generale dell’Onu. Il Cremlino, alleato della Siria, ha annunciato che le squadre di soccorso partiranno per Damasco “nelle prossime ore“, mentre secondo l’esercito sono già sul posto più di 300 soldati russi per aiutare con i soccorsi. Mosca ha precisato che il presidente turco ha accettato, dopo un colloquio telefonico con Vladimir Putin, “l’aiuto dei soccorritori russi” nel suo Paese.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato di aver soddisfatto una richiesta di aiuto della Siria, con la quale lo Stato ebraico non ha relazioni diplomatiche. Damasco ha subito negato di aver inviato una tale richiesta.