Nel Piano nazionale integrato energia e clima – cioè lo strumento con cui gli Stati membri dell’Ue identificano politiche e misure per il raggiungimento degli obiettivi energia e clima al 2030, ossia gli impegni di riduzione delle emissioni presi con l’Accordo di Parigi – viene dato poco spazio, nel complesso, alla componente di decarbonizzazione, che comprende lo sviluppo delle rinnovabili. E’ quanto emerge da uno studio del think thank italiano Ecco sulla revisione, da parte dell’Italia, del Piano. La decarbonizzazione, si legge nel documento, “dovrebbe fare da cornice di riferimento per lo sviluppo del Piano stesso, partendo, in primis, dall’energia, impostando in parallelo le basi per la trasformazione di tutti gli altri settori economici: trasporti, civile, fino ai settori più complessi quali l’industria e l’agricoltura”.
L’attuale crisi energetica “rischia di sovra-rappresentare le problematiche del settore energetico – evidenzia il rapporto – stabilendo investimenti inutili o potenzialmente dannosi (lock-in)”. In questo senso, i nuovi investimenti in gas naturale “dovranno dimostrarsi necessari rispetto alla futura domanda di gas”. Allo stesso modo, lo sviluppo delle opzioni tecnologiche della transizione, come le filiere dei biocombustibili, l’idrogeno e lo stoccaggio del carbonio (CCUS) “dovrebbero essere valutate nell’ottica del percorso verso la neutralità climatica al 2050”.