Produrre acqua ‘da asporto’ nel modo più sostenibile possibile. E’ iniziata da questa idea, nel 2019, l’impresa di Ly Company Italia-Aqualy, azienda nata nell’Appennino tosco romagnolo specializzata nella produzione e distribuzione di acqua di alta qualità in tetrapak. “Volevamo fare qualcosa di buono – racconta a GEA il Ceo Christian Creati -, ma la bacchetta magica non ce l’ha nessuno. Il progetto iniziale era ridurre la quantità plastica in fiere ed eventi, e così è stato pensato il brick bianco che veniva personalizzato con l’etichetta. A quel punto, però, abbiamo scoperto che c’era un mercato più ampio e abbiamo deciso di costruire uno stabilimento in toscana”. Creati è pragmatico, e per questo comprende benissimo di non essere la soluzione a tutti i problemi, “ma siamo la soluzione, a nostro modo di vedere, meno impattante per il settore ‘on the go’, per l’asporto”. Il Ceo dell’azienda, addirittura, è il primo a schierarsi per un uso consapevole delle risorse : “Noi stessi suggeriamo di abbeverarsi da fonti a impatto zero, ma non sempre la ‘fontanella’ da cui riempire la borraccia è a portata di mano. Io stesso, quando possibile, uso la borraccia”.
Ma perché le confezioni in tetrapak sono meglio di quelle in plastica? “Attenzione – avverte Creati – la plastica non può essere considerata un male. E’ un prodotto che si ricicla al 100% e questo nessuno lo mette in discussione, senza saremmo indietro di 50 anni. Il problema è il quantitativo in relazione alla capacità delle infrastrutture di riciclarlo, oltre alla non consapevolezza del consumatore del danno che arreca all’ambiente se non correttamente conferita”. D’altra parte, però, il cartone per bevande, secondo il Ceo, “è meno impattante, perché si tratta di un packacing a prevalenza di materie prime di origine vegetale e non fossile. E’ vero, però, che è un multimateriale, composto da carta, plastica vegetale e alluminio, e quindi più difficile da riciclare. Oggi è riciclabile 100% da diverse cartiere in Italia per esempio, ma grandi passi avanti si stanno facendo in termini di sviluppo, sia sugli impianti di riciclo stessi che sul packaging. Entro il 2025 saremo in grado di offrire un prodotto senza alluminio e quindi ancor più riciclabile e sostenibile”.
E’ vero, però, che ancora oggi vedere l’acqua nei ‘brick’ non è così comune, e per i consumatori non è sempre facile da accettare. “C’è una componente psicologica, frutto di un’abitudine culturale. Ma in America l’acqua cartone esiste da 30 anni, in Italia c’era nel 1960 ma poi è andata in disuso. Bisogna riabituarsi. Il nostro lavoro è proprio riaprire il mercato. Stiamo facendo un grande lavoro di comunicazione e informazione”.
Non solo sostenibilità ambientale, ma anche sociale. Parte importante del gruppo, infatti, è la Ly Company Fundacion Aqua e Vita, che si occupa di attivare progetti benefici nelle zone del mondo più disagiate portando acqua potabile, educazione e strutture per l’accoglienza e la cura delle persone in difficoltà. Inoltre Ly Company Italia ha appena ricevuto la certificazione B Corp: “Ci abbiamo messo un anno, è un grande orgoglio essere stati certificati”, dice Creati.
Che però tira dritto e guarda già al futuro, in cui intende “consolidare il mercato, perché i nostri volumi rispetto alla bottiglia tradizionale sono ancora irrisori seppur crescano a doppia cifra di anno in anno”. Come farlo? Per esempio con due nuovi formati di acqua in cartone. “Abbiamo appena inserito la bag-in-box da 8 litri, -60% di plastica, nella grande distribuzione e ci stiamo togliendo delle soddisfazioni. E ultima novità, una nuova linea produttiva per il formato da 250 ml che vogliamo spingere nel travel catering, soprattutto nel settore degli aerei. Dati gli spazi angusti possiamo essere determinanti e ovviamente sempre meno impattanti”.