Oltre 100 le vittime degli incendi a Maui. Autorità accusate di mancato allarme

Il bilancio dei morti potrebbe anche raddoppiare, dal momento che è stato ispezionato soltanto un quarto dei territori colpiti

Oltre 100 morti, città interamente distrutte e, come accade quasi sempre in situazioni simili, critiche alla gestione dell’emergenza da parte delle comunità locali. Le Hawaii bruciano ancora ed è Maui a pagare il prezzo più alto: 106 le vittime accertate, ma il numero è destinato a salire, dal momento che soltanto una piccola parte delle aree bruciate è stata oggetto di sopralluoghi. “Nessuno di noi conosce ancora la portata del disastro”, ammette John Pelletier, capo della polizia dell’isola.

A Lahaina, che prima del disastro contava 12.000 abitanti, la ricerca dei corpi è minuziosa. L’incendio è stato così intenso in questa ex capitale del Regno delle Hawaii da fondere il metallo: più di 2.000 edifici sono stati distrutti e molte case sono state ridotte in cenere. I parenti dei dispersi sono stati incoraggiati a sottoporsi al test del Dna per aiutare a identificare i corpi, spesso irriconoscibili. Martedì sull’isola di Maui è arrivato un obitorio mobile con alcuni addetti del Dipartimento della Sanità degli Stati Uniti. Questo dovrebbe rendere più facile l’identificazione delle vittime.

Una settimana dopo gli incendi multipli che hanno devastato Maui, il presidente Joe Biden ha promesso martedì di recarsi alle Hawaii “il prima possibile” con la moglie Jill. “Voglio assicurarmi di non interrompere le operazioni di soccorso”, con la logistica di un viaggio presidenziale, ha spiegato il democratico, che ha firmato rapidamente una dichiarazione di disastro naturale per finanziare gli sforzi di soccorso e ricostruzione.

Restano poco chiare le origini dei roghi che hanno colto di sorpresa la popolazione, scatenando le proteste contro le autorità. “Volete sapere quando abbiamo capito che c’era un incendio? Quando è arrivato davanti a casa nostra”, accusano alcuni cittadini che, come molti residenti, non hanno mai ricevuto messaggi di allarme e ordini di evacuazione.

Le sirene, utilizzate in particolare per gli tsunami, sono rimaste mute. Ancora non è chiaro se si sia trattato di un guasto tecnico o di una decisione delle amministrazioni locali. E gli avvisi ufficiali trasmessi in radio e in tv si sono rivelati inutili per chi era ormai senza elettricità. Per queste ragioni è stata avviata un’indagine formale per chiarire cosa sia accaduto davvero e cosa abbia mandato in tilt i sistemi di allarme. È stata avviata un’indagine sull’accaduto e in particolare sulle decisioni prese dalle autorità.

Una serie di fattori, poi, ha contribuito alla pericolosità degli incendi, tra cui un uragano a sud-ovest dell’isola che ha generato venti molto forti e un inverno straordinariamente secco. Maui sta ora cercando di ospitare i sopravvissuti che hanno perso tutto. Secondo le autorità, circa 2.000 unità abitative (camere d’albergo, Airbnb o case private) saranno messe gratuitamente a disposizione dei residenti per un periodo di almeno 36 settimane. La ricostruzione, tuttavia, richiederà tempo. Il costo del solo incendio di Lahaina è stimato dalle autorità federali in 5,52 miliardi di dollari.

Gli incendi si sono verificati nel pieno di un’estate segnata da eventi meteorologici estremi in tutto il mondo, legati secondo gli esperti al riscaldamento globale, tra cui un’intensa ondata di calore negli Stati Uniti meridionali e mega incendi boschivi in Canada.