Le organizzazioni per i diritti umani hanno condannato la “crudele” decisione di chiudere alle donne afghane l’accesso al parco di Band-e-Amir, patrimonio dell’umanità dell’Unesco, popolare tra le famiglie per i suoi splendidi laghi nella provincia turistica di Bamyan. “Non contenti di privare le ragazze e le donne dell’istruzione, del lavoro e della libertà di movimento, i Talebani vogliono anche togliere loro i parchi e lo sport, e ora anche la natura“, ha denunciato Heather Barr, vicedirettrice per i diritti delle donne dell’Ong Human Rights Watch. “Passo dopo passo, le mura si stanno chiudendo sulle donne, e ogni casa sta diventando una prigione“, ha denunciato in un comunicato. “Si tratta anche della capacità di provare gioia“, ha dichiarato, descrivendo la decisione come “crudele” e “del tutto intenzionale“.
Il ministro per la prevenzione del vizio e la promozione della virtù, Mohammad Khalid Hanafi, ha giustificato il divieto sabato durante una visita nella provincia di Bamyan affermando che l’uso dell’hijab (un indumento che copre il corpo e la testa) non è stato rispettato negli ultimi due anni. “Dobbiamo prendere provvedimenti seri ora. Dobbiamo impedire che l’hijab venga ignorato“, ha detto. “Le donne e le nostre sorelle non potranno più viaggiare a Band-e-Amir finché non avremo stabilito delle linee guida. Il turismo esiste, possono fare turismo, ma il turismo non è obbligatorio“, ha aggiunto.
Dal suo ritorno al potere nell’agosto 2021, il governo talebano, con la sua austera interpretazione dell’Islam, ha costantemente ridotto i diritti delle donne afghane. Nel giro di due anni, le scuole secondarie e poi le università hanno chiuso le porte alle donne. Sono anche bandite da parchi, palestre e bagni turchi. Impedite a lavorare per le Ong ed escluse dalla maggior parte dei posti di servizio pubblico, le donne afghane devono anche coprirsi completamente quando escono di casa. “Qualcuno può spiegare perché questa restrizione alle donne che si recano a Band-e-Amir è necessaria per rispettare la Sharia e la cultura afghana?“, ha chiesto il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Afghanistan, Richard Bennett, su X.