Ad Amiu primo premio per eco-compattatori. Il presidente: “Sistema innovativo di economia circolare”

A Ecomondo premiato anche il Comune di Genova per 'lo Sviluppo Sostenibile 2023'. Giovanni Battista Raggi: "Da regolamento Ue imballaggi possibili ripercussioni pesanti"

Amiu, insieme al Comune di Genova, è salita sul palco di Ecomondo per ricevere il 1° Premio per lo Sviluppo Sostenibile 2023 – settore economia circolare – promosso da Fondazione Sviluppo Sostenibile. A ritirare il premio il presidente, Giovanni Battista Raggi, insieme all’assessore all’Ambiente del Comune di Genova, Matteo Campora. “Riceviamo questo premio del tutto inaspettato. È un progetto nel quale abbiamo creduto e che abbiamo portato avanti: quello sostanzialmente degli eco-compattatori per favorire il riciclo nel caso specifico della plastica e il recupero anche della plastica particolare del PET quindi di quella plastica di particolare pregio più facilmente riciclabile”, ha spiegato a GEA il presidente Raggi. “Abbiamo avuto talmente tanto successo che alla fine Genova è la città che ha il maggior numero di macchine che eco-compattatrici d’Italia perché siamo già a 18, più tutte quelle che abbiamo anche nel resto del genovesano. È un esperimento che sta andando molto bene e che ha avuto un grosso ritorno da parte della popolazione”. Il progetto “è un sistema di economia circolare assolutamente innovativo e positivo”.

Queste le motivazioni del Premio Economia Circolare in collaborazione con Cen_Circular Economy Network: “Per il progetto ‘C-City – Genova Città Circolare’, realizzato da Amiu in collaborazione con il Comune di Genova, l’Università degli studi di Genova e il Job centre srl. In particolare: per la definizione, partecipata, di una strategia cittadina per economia circolare, la creazione di un ‘Circular Hub’- spazio di incontro, di collaborazione in co-progettazione fra diversi soggetti interessati, per sostenere la partecipazione, la sensibilizzazione, la raccolta di idee e di progetti, per la realizzazione di uno sportello, ‘Circular desk’, per l’orientamento, la facilitazione, il supporto, l’assistenza tecnica e l’implementazione di progetti circolari nei diversi settori, e , infine, per la realizzazione di un grande centro del riuso e del riparo – Surpluse Via Bologna. Inoltre per la disseminazione di numerose iniziative: l’upcycling, per la riduzione di plastiche e altri materiali difficili da riciclare, il ritiro e il riutilizzo delle eccedenze alimentari, misure circolari nel settore delle costruzioni, la mappatura di 150 imprese cittadine e per l’attivazione di processi di innovazione in direzione circolare”.

Noi siamo mossi dal principio secondo cui il miglior modo di trattare il rifiuto è fare in modo che i cittadini non producano rifiuto. Ovviamente il rifiuto zero è un concetto un po’ estremo da portare avanti, ma bisogna cercare di fare in modo che il rifiuto effettivamente non si costituisca e quindi tutto ciò che ha ancora una vita utile possa essere effettivamente riutilizzato o direttamente da ciascuno di noi, oppure dandogli una nuova vita – ha aggiunto il presidente Raggi – Sull’onda di questo abbiamo creato tutta la rete surplus, che è una rete di luoghi dove si possono portare dei beni che ancora possono avere una vita utile o diretta o anche apportando delle modifiche, quindi migliorandoli, riaggiustandoli verso una nuova realtà e possono essere quindi portati a nuovi utilizzatori e non finire invece in quelle che sono le isole ecologiche o in casi meno corretti nei cassonetti.

La cittadinanza da questo punto di vista risponde molto bene. “Abbiamo giusto aperto un nuovo centro in via Bologna, che tra l’altro è anche un recupero importante per la città, perché era un vecchio mercato comunale che era stato posto in disuso ma si trova al centro di uno dei nostri quartieri collinari”, ha raccontato Raggi.

Una nuvola all’orizzonte è rappresentata dal regolamento europeo sugli imballaggi, che “è un qualche cosa che impatterà su tutti noi sia come cittadini sia come aziende. Certo è che per quanto riguarda il sistema Italia, ad esempio, l’impatto potrebbe essere notevole, perché vuole dire ritornare a un sistema sostanzialmente a deposito cauzionale. In Italia, dove noi abbiamo investito negli ultimi 30 anni svariati miliardi di euro, dove lavorano più di 100mila lavoratori nell’indotto, in quello che è l’economia del riciclo e dove fatturiamo alla fine tra indotto e diretto quasi 2 miliardi, vuol dire cambiare completamente un parametro e una struttura di utilizzo con delle ripercussioni che al momento sono ovviamente ignote per tutti, ma potrebbero essere molto pesanti”. Per Amiu, in particolare, “cambia completamente il criterio di approccio a determinati tipi di imballaggi. Cioè noi dobbiamo immaginare che se entrasse in vigore questo tipo di regolamento improvvisamente sparirebbero tutta una serie di imballaggi”.