Una battaglia a colpi di emendamento. L’Europarlamento riunito a Strasburgo discuterà martedì e voterà mercoledì 22 novembre su uno dei file legislativi più divisivi rimasti da approvare del Green Deal europeo, la proposta di regolamento sugli imballaggi e sui rifiuti da imballaggio.
Tra le proteste italiane, la proposta è stata avanzata dalla Commissione europea nel quadro del pacchetto sull’economia circolare il 30 novembre dell’anno scorso con l’obiettivo primario di ridurre i rifiuti da imballaggio, aumentando il contenuto riciclato dei prodotti e fissando obiettivi di riuso a livello comunitario. Su quest’ultimo punto, in particolare, si sono mosse nei mesi scorsi le polemiche e le critiche di parte del mondo industriale e politico di alcuni Stati membri, come la Francia e l’Italia.
La proposta della Commissione Ue – La proposta di regolamento modifica la direttiva attualmente in vigore sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggi (risalente al 1994, ma già modificata nel 2018) e prevede che tutti gli imballaggi siano riciclabili entro il 2030 (progettati entro il primo gennaio 2030 e potranno essere riciclati su larga scala a partire da gennaio 2035). Quattro le linee di intervento scelte dalla Commissione con l’obiettivo di ridurre i rifiuti da imballaggio: riutilizzo dei contenitori con obiettivi minimi per le aziende; divieto per gli imballaggi considerati ‘non essenziali’ (come gli imballaggi monouso per shampoo degli hotel o altri imballaggi monouso in ristoranti e caffè); progettare entro il 2030 tutti gli imballaggi in modo che siano riciclabili al 100% e tassi obbligatori di contenuto riciclato che i produttori dovranno includere nei nuovi imballaggi di plastica (ad esempio il 30% per le bottiglie di plastica per bevande monouso), con alcune esenzioni (ad esempio per i dispositivi medici). Secondo la proposta, le percentuali aumenterebbero dal 2040. La parte più criticata della normativa, anche dall’Italia, è quella che riguarda il riuso degli imballaggi, con obiettivi minimi per le aziende. Secondo le stime, nel 2021 ogni europeo ha generato 188,7 kg di rifiuti di imballaggio all’anno, una cifra che si prevede aumenterà a 209 kg nel 2030 senza ulteriori misure.
La posizione dell’Eurocamera – Al voto della plenaria di Strasburgo la prossima settimana arriverà il mandato adottato in commissione Ambiente (Envi) lo scorso 24 ottobre, a prima firma della relatrice, l’eurodeputata di Renew Europe, Frederique Ries, che oltre agli obiettivi generali di riduzione degli imballaggi proposti anche dalla Commissione europea, spinge per introdurre specifici obiettivi di riduzione dei rifiuti per gli imballaggi in plastica (10% entro il 2030, 15 % entro il 2035 e 20% entro il 2040).
Tra le altre cose, la relazione prevede di vietare la vendita di sacchetti di plastica ultra leggere (sotto i 15 micron), a meno che non siano necessarie per motivi igienici o fornite come imballaggio primario per alimenti sfusi per aiutare a prevenire gli sprechi alimentari. Gli eurodeputati sostengono anche limiti minimi di contenuto riciclato a seconda del tipo di imballaggio, con obiettivi specifici fissati per il 2030 e il 2040. Secondo il mandato adottato, entro la fine del 2025, la Commissione dovrebbe valutare la possibilità di proporre obiettivi e criteri di sostenibilità per la plastica di origine biologica, una risorsa chiave per ‘defossilizzare’ l’economia della plastica.
Fin dalla presentazione nel 2022, la proposta ha attirato le critiche di industria e politica italiana che hanno contestato principalmente la parte della proposta che riguarda i limiti o divieti di imballaggi considerati ‘non essenziali’ e gli obiettivi di riutilizzo degli imballaggi, con target minimi per le aziende. Sul testo della relatrice sono stati presentati oltre 300 emendamenti e il voto di mercoledì è tutto meno che scontato, il testo finale potrebbe uscire di molto annacquato come è stato ridimensionato in termini di ambizione nel voto nelle altre due commissioni non competenti sul dossier, quella per l’energia (Itre) e per il mercato interno (Imco).
Il nodo politico del dossier rimangono gli obblighi di riuso degli imballaggi, su cui già durante il voto in Envi si era provato, senza successo, a far passare una deroga su proposta dei gruppi Ppe ed Ecr con il sostegno di Id. Anche in previsione del voto di mercoledì, sono stati presentati diversi emendamenti, tra cui uno della stessa relatrice Ries, per introdurre nel regolamento una esenzione per gli Stati membri che hanno raggiunto una quota 85% di riciclo o di raccolta differenziata (come prevede l’emendamento a firma del presidente della commissione Industria, ricerca ed energia (Itre) Cristian Busoi). E’ verosimile quindi che il testo finale passi con una deroga sugli obiettivi di riuso, come vuole anche l’Italia, anche se soglia e limiti sono ancora da stabilire.
Oltre alle divisioni politiche, sul voto pesa anche la pressione del mondo industriale e delle lobby che cercano di influenzare la decisione degli eurodeputati. Solo ieri, come denunciato dall’eurodeputata del Movimento 5 Stelle, Mariangela Danzì, “hanno persino appeso alle porte di tutti i nostri uffici oltre 1.500 banner pubblicitari per promuovere le loro attività di lobbying contro le nuove norme sul riutilizzo e il riciclaggio degli imballaggi che verranno votate settimana prossima in plenaria“. Trovo assurdo – ha aggiunto – “che appena dieci giorni fa i deputati europei che manifestavano chiedendo il cessate il fuoco a Gaza venivano fotografati dalla sicurezza del Parlamento europeo e oggi nessuno sa chi e come abbia diffuso volantini faziosi e di parte all’interno delle Istituzioni”.