L’industria meccanica italiana si avvia a chiudere il 2023 con un calo della produzione del -1% rispetto al 2022 e una stagnazione dell’occupazione. Nella relazione annuale elaborata dall’Ufficio Studi di Anima Confindustria, infatti, si prevede che il comparto rappresentato dalla federazione raggiunga a fine anno una produzione di 55,541 miliardi di euro rispetto ai 56 miliardi del 2022, con la quota export/fatturato che si avvicina al 60% anche se in calo rispetto al 2022 dello 0,2%. Gli investimenti nel 2023 non decollano mantenendosi stabili a 1,2 miliardi, così come il numero di addetti: circa 222mila. Crolla la produzione di impianti, macchine e prodotti per l’edilizia -3,7%, così come la produzione di attrezzature e impianti petroliferi -1,8%, settore in cui crolla anche l’esportazione -2,2%.
Le previsioni riflettono le complessità dello scenario macroeconomico con cui l’industria italiana ha dovuto confrontarsi negli ultimi dodici mesi, un contesto dominato su tutto da una straordinaria incertezza. “A esclusione del crollo eccezionale dovuto alla crisi pandemica del 2020, l’industria meccanica è un settore che ha sempre mantenuto un trend di crescita, riuscendo a restare forte nonostante le difficoltà degli ultimi anni”, ha esordito il presidente di Anima Confindustria, Marco Nocivelli. “Per la prima volta, ora ci troviamo di fronte a un’inversione di tendenza, che sta mettendo a rischio un settore fondamentale per l’economia italiana, che rappresenta 222.000 posti di lavoro”.
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