Dal 10 gennaio 2024 si uscirà dal mercato tutelato dell’energia elettrica per passare a quello libero. La scelta del governo di non intervenire, però, fa esplodere la polemica nel dibattito politico. A lanciare il guanto di sfida è il Partito democratico, con la segretaria che chiama in causa direttamente la premier: “E’ una tassa Meloni sulle bollette”, accusa Elly Schlein. La fine del mercato a maggior tutela “tocca la carne viva delle difficoltà di 5 milioni di famiglie e 10 milioni di utenze, sentiamo il bisogno di raccontare bene agli italiani cosa fa il governo”, rincara la dose.
I dem provano a smontare anche lo storytelling per cui la decisione sia frutto degli accordi con l’Europa e un passo indietro rischierebbe di far saltare anche il Piano nazionale di ripresa e resilienza. “Ci hanno messo 10 mesi per cambiare diversi punti del Pnrr, non capiamo perché su questo non lo abbiano fatto”, eppure “il mondo è cambiato, il Piano è stato scritto quando non c’erano due guerre e una crisi energetica: in che mondo vivono al governo se di questo ce ne siamo accorti solo noi”, rincara la dose Schlein. Che affonda ancora il colpo: “Forse fanno più attenzione agli interessi economici delle grandi società energetiche che a quelli di 5 milioni di famiglie che rischiano di pagare bollette più alte”. La responsabile Clima e Transizione ecologica del Nazareno Annalisa Corrado, poi, lancia un appello all’esecutivo: “Siamo ancora in tempo per tornare indietro, ci ripensino”.
Il Pd ricorda anche i dubbi avanzati da diversi esponenti dei partiti di maggioranza, come Fabio Rampelli di FdI, Claudio Borghi della Lega ma anche in Forza Italia. “Malgrado l’espressione unanime di tutte le forze in Parlamento, che chiedevano un rinvio delle aste, il governo lo ha negato”, aggiunge Corrado. Ma è anche il vicepremier, Matteo Salvini, a intervenire sulla questione, durante una conferenza alla Stampa estera, esprimendo una posizione che non appare totalmente in linea con le scelte prese in Cdm. “Ne ho parlato con il ministro Fitto, conto che questo governo col dialogo e la trattativa con la Commissione europea, riesca a rimediare a un errore che ci siamo trovati sulla scrivania e che rischia di essere impegnativo”, dice alludendo alle intese sottoscritte dal Conte II e confermate dall’esecutivo Draghi.
Immediata la reazione delle opposizioni. “Se Salvini viene a raccontare all’Italia che la mancata proroga del mercato tutelato è stata un errore, siamo veramente alla fiera dell’assurdo e tutto ciò è inaccettabile”, commenta Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde, che prevede un “disastro per 6 milioni di famiglie, costrette a sostenere aumenti di costi insostenibili”. Per i Cinquestelle “gli italiani pagano il regalo del governo alle aziende fossili”, mentre da Avs il segretario di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, parla di “vera e propria rapina sociale: una patrimoniale su milioni di italiani”.
Il dibattito è più che mai vivo e, dunque, non mancano le voci dalla maggioranza. In alcuni casi di chi è stato tirato in ballo dalla minoranza. Come nel caso di Fabio Rampelli, deputato FdI e vicepresidente della Camera: “Trovo sorprendenti se non ridicole le accuse di Schlein e Conte. Quando infatti entrambi hanno condiviso la responsabilità di governo (Conte2 e con Draghi) non si sono fatti scrupolo di offrire a Bruxelles lo scalpo della ‘maggiore tutela’ in cambio di non si sa bene quale clausola del Pnrr”. Stesso leitmotiv per il leghista Claudio Borghi: “Trovo incredibile che il Pd giochi a fare l’anima bella sulla fine del mercato tutelato per l’energia. Si tratta di un punto del Pnrr votato anche dal Partito democratico e negoziato dal sottosegretario dem Vincenzo Amendola”.
La partita politica, molto probabilmente, è destinata a restare aperta ancora per giorni, nel frattempo c’è attesa nei cittadini per capire se le cose resteranno così come sono, dunque dal 10 gennaio del nuovo anno tutti dovranno passare al mercato libero, o se Bruxelles possa aprire un canale di dialogo che porti al rinvio, almeno di un anno. In entrambi i casi, il corso del 2024 può cambiare per milioni di italiani.