Clima, rischio superamento soglia +1,5°C in 7 anni. Record emissioni CO2 nel 2023

Lo studio del Global Carbon Project presentato alla Cop28: nel 2023 l'utilizzo di combustibili fossili e cemento resta fuori controllo, con 36,8 GtCO2 (+1,1% rispetto al 2022)

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È “ormai inevitabile” che la soglia di 1,5°C di riscaldamento globale venga superata “costantemente per diversi anni” e c’è una possibilità su due che ciò accada in soli sette anni. E’ l’avvertimento lanciato dagli scienziati del Global Carbon Project, che chiedono un’azione urgente.

Secondo lo studio di riferimento presentato in occasione della Cop28 in corso a Dubai, si prevede che le emissioni di CO2 prodotte dall’uso di carbone, gas e petrolio in tutto il mondo per il riscaldamento, l’illuminazione o la guida aumenteranno, raggiungendo addirittura un nuovo record nel 2023. Lo studio stima che il totale delle emissioni globali di anidride carbonica immesse nell’atmosfera nel 2023 raggiungerà i 40,9 miliardi di tonnellate (GtCO2): si tratta di quattro volte di più rispetto al 1960, e la curva delle emissioni, invece di ridursi, è rimasta stabile per dieci anni.

Nel 2015, con il trattato dell’Accordo di Parigi, i leader mondiali si sono posti l’obiettivo di non superare la soglia dei +1,5°C per evitare ripetute ondate di caldo e cambiamenti profondi, anche irreversibili, inflitti alla natura dall’azione umana. “I leader riuniti alla Cop28 dovranno concordare una rapida riduzione delle emissioni di combustibili fossili, anche per mantenere l’obiettivo dei 2°C”, afferma il climatologo britannico Pierre Friedlingstein, che ha supervisionato lo studio che ha coinvolto 150 ricercatori da tutto il mondo. Tuttavia, “le misure volte a ridurre le emissioni di carbonio derivanti dai combustibili fossili rimangono terribilmente lente”, critica lo scienziato. “Il tempo che resta da qui alla soglia dei +1,5°C si riduce a tutta velocità, dobbiamo agire adesso“, ha aggiunto. L’anno scorso, gli stessi scienziati hanno stimato che questo livello critico di aumento di 1,5°C sarebbe stato effettivo in nove anni.

La deforestazione, in particolare in Brasile, Repubblica Democratica del Congo e Indonesia, gioca un ruolo ma resta minimo rispetto all’utilizzo di combustibili fossili e cemento che resta fuori controllo, con 36,8 GtCO2 (+1,1% rispetto al 2022). In 26 paesi, che rappresentano il 28% delle emissioni globali, si è cercato di ridurre le emissioni legate ai combustibili fossili (-7,4% nell’Unione Europea, -3% negli Stati Uniti) ma questo non basta, ricorda lo studio. La ripresa del trasporto aereo internazionale ha fatto sì che quest’anno le emissioni di questo settore aumentassero del 28,2%, dopo già due anni di recupero. Inquinatore n. 1, il carbone resta ampiamente utilizzato e si prevede che le emissioni ad esso legate aumenteranno ulteriormente quest’anno (+1,1%). Il suo utilizzo è aumentato, soprattutto in Cina e India, ma anche in altre parti del mondo. È diminuito drasticamente nell’Unione Europea e negli Stati Uniti, che tuttavia lo sostituiscono con il gas. Stessa cosa per il petrolio (32% delle emissioni globali contro il 41% del carbone), le cui emissioni sono previste in aumento nel 2023 (+1,5%) trainate da Cina e India, a fronte di un lieve calo altrove. Per il gas l’andamento è lo stesso (+0,5%), così come per il cemento (+0,8%).