“Difficilmente possiamo pensare di cancellare in modo immediato le fonti che oggi rappresentano l’80 per cento della produzione di energia”. Lo dice Claudio Descalzi, numero uno di Eni, in una intervista a Il Sole 24 Ore. Desclazi aggiunge: “E serve fare anche altro, in modo da poter spiazzare il contributo dei fossili: efficienza energetica, cambiamento delle modalità di consumo, puntare sull’idrogeno e sullo stoccaggio di CO2, spingere fonti rinnovabili come l’eolico e il solare al di là della loro attuale efficienza, il nucleare di nuova generazione e quello da fusione”. Descalzi sostiene che la svolta è indispensabile e detta la rotta: “E’ anche necessario non restringere l’offerta nel breve medio termine, soprattutto del gas che è la componente meno emissiva, perché causerebbe conseguenze insostenibili in termini di sicurezza, sviluppo delle aree emergenti, inflazione a danno d’imprese e famiglie, nonché impatti sui bilanci statali. Occorre ridurre sensibilmente il ricorso al carbone, privilegiare il gas, meno impattante del petrolio, e ricorrere alle tecnologie disponibili per decarbonizzare le fonti tradizionali quando la crescita e la diffusione delle energie pulite non riesce ancora a coprire la domanda”. In sintesi, “mentre costruiamo, diffondiamo e rendiamo sicuro ed economicamente sostenibile il mondo delle nuove energie, dobbiamo mantenere il vecchio per la nostra sicurezza e il nostro sviluppo, abbattendone il più possibile le emissioni”. Descalzi ritiene poi ineludibile la transizione verde: “Non sono ammesse incertezze e tutti devono impegnarsi: a partire dai Paesi in cui si producono la quantità maggiore di emissioni, Stati Uniti e Cina, che pesano per quasi metà del totale. Certo l’orizzonte temporale dei grandi cambiamenti è stato finora di 40-50 anni, e in termini additivi, mai di completa sostituzione. Oggi tutto questo tempo non c’è. Occorre andare più rapidi”.