“Stavolta c’eravamo quasi cascati, ma la colpa è del meccanismo di comunicazione messo artatamente in piedi dai quei bravi ragazzi degli Emirati Arabi: fare esordire lo sceicco negazionista Al Jaber a informarci che uscendo dai combustibili fossili si torna alle caverne (non che lui perde denari e privilegi di casta), gettare tutti gli uomini di buona volontà nella costernazione di un prossimo risultato negativo e poi comunque fallire, nei fatti, ma infiocchettati da una informazione accondiscendente che faccia sentire tutti un po’ meno in colpa”. Lo scrive in un suo intervento su La Stampa parlando della Cop28 il geologo e divulgatore Mario Tozzi. Che aggiunge: “Con toni entusiastici e ‘risultati storici’: 1) non ci sarà un phase-out dai combustibili fossili, ma un transition-away (termine che più ambiguo non si può), però sempre senza nominare la parola “oil”; 2) resteremo dentro l’aumento di 1,5°C delle temperature medie atmosferiche, purché però non si guardi cosa stanno combinando oggi le major del petrolio; 3) azzereremo le emissioni clima alteranti nel 2050, pur senza sapere chi ridurrà di quanto e come, né chi controllerà, prima di quella data”. Dopo aver sottolineato che “abbiamo abboccato anche stavolta”, Tozzi dice: “Attualmente il corpo degli investimenti in combustibili fossili porterà, se viene tenuto costante, a un incremento di 2,7°C, recando uno degli scenari terribili temuti dagli scienziati (production gap)”. Ma cv’è una luce in fondo al tunnel: “Certo, qualcosina in mano stringiamo, per esempio un inizio, peraltro impalpabile, sul ‘Loss and Damage Fund’: finalmente si capisce che si deve compensare chi sta perdendo, sostanzialmente, ogni possibilità di sopravvivenza nei propri territori”.