“Le banche, italiane ed europee, del campione presentano rispettivamente l’84% e il 62% delle esposizioni verso non-financial corporate nei settori definiti come ‘highly contribute to climate change’, ossia quei settori che maggiormente necessitano di investimenti per la realizzazione della transizione climatica”. E’ quanto emerge dall’analisi dei piani di azione sviluppati dalle Less significant institutions (Lsi) e dagli intermediari non bancari, pubblicata dalla Banca d’Italia. “Le banche italiane risultano dunque, in termini relativi, più esposte verso settori che potrebbero essere più rilevanti per il cambiamento climatico, potenzialmente ponendosi dunque in un ruolo rilevante nel processo di finanziamento della transizione climatica”, prosegue il documento. Mentre “l’esposizione delle banche italiane verso i restanti settori economici si presenta invece in linea con quella del campione delle banche europee analizzate, ad eccezione dell’esposizione verso le financial services activities che è più alta per il campione Ue rispetto a quanto accade per le banche italiane”.