“Basta guardare le banchine del porto di Genova per capire che siamo già entrati in una fase preoccupante. Sono vuote. Non c’è l’attività di qualche settimana fa. Lo stesso succede a Gioia Tauro, La Spezia, Trieste. È il segno evidente dei primi effetti della crisi di Suez”. Così Paolo Botta, direttore di Spediporto, l’associazione di Genova che raggruppa un terzo degli spedizionieri italiani, sulla crisi del mar Rosso in un colloquio con il Sole 24 Ore. “Se non ci saranno novità rilevanti”, aggiunge, “siamo solo all’inizio. Adesso il ritardo di consegna delle merci è di 10-15 giorni. Ma con il passare del tempo i rallentamenti andranno a crescere in maniera esponenziale. A inizio febbraio arriveremo a un mese. Una situazione già critica. Poi, si andrà a crescere ancora, giorno dopo giorno. Perché se i container non verranno consegnati, non ci saranno container da riempire per iniziare il viaggio inverso. La catena logistica del just in time è organizzata così ed è impossibile cambiarla in corso d’opera. Le navi sono magazzini che hanno sostituito quelli delle aziende. Quando mancano, il processo produttivo si paralizza. Lo abbiamo visto con il Covid, con le portacontainer ferme in rada a Shanghai. Una situazione estrema, ma questa crisi può diventare qualcosa che gli assomiglia”.