L’Eurocamera dà l’ultimo via libera alle nuove norme per combattere il greenwashing

Secondo uno studio realizzato dall'Ue nel 2020, il 53 per cento delle dichiarazioni ambientali fatte dalle aziende sono "vaghe, fuorvianti o infondate".

Secondo uno studio realizzato dall’Ue nel 2020, il 53 per cento delle dichiarazioni ambientali fatte dalle aziende sono “vaghe, fuorvianti o infondate”. La crescita del cosiddetto greenwashing, è l’altra faccia della medaglia dell’affermarsi di un modello di economia improntato verso la sostenibilità. È pronta però una stretta a livello europeo: l’Eurocamera ha dato oggi (17 gennaio) il via libera definitivo alle nuove norme per combattere l’ambientalismo di facciata. Approvata dall’emiciclo di Strasburgo con 593 voti favorevoli, 21 contrari e 14 astensioni, la direttiva presentata dalla Commissione nel marzo 2022 mira a “proteggere i consumatori da pratiche di commercializzazione ingannevoli e ad aiutarli a compiere scelte di acquisto più informate“.

Al bando slogan come “ecofriendly“, “naturale“, “biodegradabile“, se non supportati da prove riconosciute da autorità pubbliche. Le aziende non potranno più ricorrere a dichiarazioni che suggeriscono un impatto sull’ambiente neutro, ridotto o positivo in virtù della partecipazione a sistemi di compensazione delle emissioni. Con tutte le sfaccettature del caso: ad esempio le compagnie aeree non potranno più vendere voli climaticamente neutrali e incoraggiare i consumatori a compensare le emissioni pagando di più. Regolamentato anche l’uso dei marchi di sostenibilità, data la confusione causata dalla loro proliferazione e dal mancato utilizzo di dati comparativi. Per essere autorizzati, i marchi di sostenibilità dovranno basarsi su sistemi di certificazione approvati o creati da autorità pubbliche. “Questa legge cambierà il quotidiano di tutti gli europei -ha commentato la relatrice per il Parlamento europeo, la socialista croata Biljana Borzan -, ci allontaneremo dalla cultura dello scarto, renderemo più trasparente il marketing e combatteremo l’obsolescenza prematura dei beni“.

La direttiva approvata oggi dall’Eurocamera cerca inoltre di arginare il fenomeno dell’obsolescenza programmata. Per far sì che produttori e consumatori siano più attenti alla durata dei prodotti, le informazioni sulla garanzia dovranno essere più visibili e verrà creato un nuovo marchio armonizzato per dare maggiore risalto ai prodotti con un periodo di garanzia più esteso. Le nuove norme vietano anche le indicazioni infondate sulla durata (ad esempio, dichiarare che una lavatrice durerà per 5.000 cicli di lavaggio, se ciò non è esatto in condizioni normali), gli inviti a sostituire i beni di consumo prima del necessario – come spesso accade ad esempio con l’inchiostro delle stampanti – e le false dichiarazioni sulla riparabilità di un prodotto. “L’industria aveva avanzato degli argomenti, ma non sono stata d’accordo”, ha dichiarato Borzan in conferenza stampa. Negli incontri con tutti i portatori d’interesse, nella fase di elaborazione della posizione dell’Eurocamera, le aziende avrebbero insistito sul fatto che “i consumatori vogliono sempre nuovi design” e ricercano costantemente l’innovazione.

Ma l’Eurocamera ha ritenuto “non accettabili” queste argomentazioni. Rispetto alla proposta iniziale della Commissione europea, in Parlamento sono stati inclusi emendamenti per rafforzare la regolamentazione sulle etichette di sostenibilità e gli strumenti di informazione sulla sostenibilità. Anche durante i triloghi con i colegislatori – quello decisivo il 19 settembre – si è scelto di migliorare la visibilità delle informazioni sulla garanzia e l’introduzione di una nuova etichetta per l’estensione della garanzia. Quella di oggi era la penultima tappa dell’iter legislativo europeo: manca solo l’approvazione formale del Consiglio dell’Ue prima della pubblicazione nella Gazzetta ufficiale. A quel punto, gli Stati membri avranno 24 mesi di tempo per recepire la direttiva nel diritto nazionale.