Il 24 febbraio alle ore 17, presso la Sala Ghio Schiffini della Società Economica di Chiavari, Duferco presenterà il progetto di restauro del Teatro Cantero elaborato negli ultimi mesi da Duferco Engineering con la collaborazione di Progetto Digitale, B&Partners architettura e ITEG srl società di ingegneria.
Questa iniziativa, portata avanti con l’autorizzazione della proprietà del Teatro, punta a mettere a disposizione del Comune di Chiavari, nell’ipotesi in cui si decida di acquistare l’immobile, un primo progetto con perizia di spesa per avere un ordine di grandezza dello sforzo necessario per riportare il Teatro chiavarese in attività.
Un quadro complessivo del costo dell’intervento di restauro e di rimessa in pristino consentirà al Comune di Chiavari di chiedere gli aiuti e i finanziamenti, pubblici e privati, per acquistare il Teatro e per portare a termine l’intervento di recupero.
In questa fase come poteva un’amministrazione pubblica spendere soldi pubblici per fare un progetto e una perizia di spesa su un bene di proprietà privata? Non poteva farlo.
Per questo, nell’interesse di Chiavari e di uno dei simboli della nostra città, Duferco si è messa a disposizione, e continuerà a farlo.
Qualcuno forse ricorderà che già alla fine del 2017, quando la chiusura del teatro incombeva ma non si era ancora verificata, io lanciai un appello ai chiavaresi affinché chi ne aveva le risorse partecipasse ad un progetto comune per la salvezza del Cantero. Allora non ci furono risposte al mio appello, probabilmente perché la situazione era ancora molto confusa e non si aveva un’idea di come potessero ripartirsi gli oneri, le responsabilità e le decisioni gestionali tra pubblico e privato. Oggi le cose si vanno chiarendo, e io voglio sperare che in una città come Chiavari, dove le risorse private di certo non mancano, qualcuno si faccia avanti e dia la sua disponibilità a collaborare ad una operazione di recupero di una funzione di prestigio di questa città.
Il lavoro che abbiamo predisposto si divide in varie parti che saranno illustrate nell’incontro del 24 febbraio.
Dopo l’introduzione storica curata da Giorgio ‘Getto’ Viarengo che analizza le fasi preparatorie alla costruzione del Teatro, il progetto fatto allora dall’ingegner Ido Gozzano, chiavarese, l’inaugurazione avvenuta sabato 15 maggio 1937 con la rappresentazione della ‘Tosca’ di Puccini, si susseguono le altre parti dello studio.
Progetto di restauro, impianti meccanici e prevenzione incendi, impianti elettrici e speciali, previsioni economiche e scenari alternativi di intervento, costituiscono altrettanti capitoli dell’analisi condotta da Duferco e dai suoi collaboratori.
Magnifici rilievi dell’esistente sono stati condotti da Progetto Digitale con la tecnologia del Laser Scan 3D e della nuvola di punti che restituisce una riproduzione grafica di altissima precisione.
Il progetto di restauro, condiviso passo passo con la Sovrintendenza, oltreché essere finalizzato all’adeguamento della struttura alle normative vigenti si pone l’obiettivo di proporre un modello di gestione che ne favorisca il mantenimento e lo sviluppo culturale.
Il concetto di polivalenza e di multiuso è, alle latitudini di un bacino di utenza non enorme come quello di Chiavari e del Tigullio, essenziale.
Non è forse un caso infatti se anche il primo progetto del nostro teatro presentava degli aspetti costruttivi di polivalenza: già negli anni Trenta del secolo scorso i progettisti e i proprietari, sensibili allo spirito del tempo che vedeva avanzare il successo del cinematografo, avevano messo a punto una struttura ibrida che rendesse il teatro funzionale anche alla fruizione di spettacoli di questo tipo. È probabile che qualche purista si sia scandalizzato già in allora, ma è anche e soprattutto grazie a questo tipo di spettacoli, diventati nel tempo fenomeno di consumo di massa, che il Teatro Cantero è sopravvissuto fino al 2017, nutrendo tra una rappresentazione teatrale e l’altra la fame di cinema di generazioni di chiavaresi.
I fenomeni di degrado che derivano dalla condizione di inattività dello stabile sono in fase di rapido peggioramento. Ciò significa che oltre al restauro conservativo dei manufatti storici il progetto prevede il necessario adeguamento di tutti gli impianti tecnologici (elettrico, condizionamento e riscaldamento, anti-incendio ecc.). Inoltre contiene alcune proposte progettuali finalizzate come detto ad un uso diversificato e polivalente dell’intera struttura.
Tutti gli interventi proposti sono stati individuati per mantenere un equilibrio tra le necessità di restaurare l’edificio nelle sue molteplici parti con quelle di adeguarlo alle esigenze odierne dell’intrattenimento, dello spettacolo e dei servizi al pubblico, con tutto ciò che significa in termini di versatilità nell’uso degli spazi, indispensabile, quest’ultima, per garantire continuità di utilizzo e quindi sostenibilità economica e sociale.
Questo è il vero tema da porre all’attenzione di tutti.
Ammesso e non concesso che si trovino, grazie a contributi pubblici e privati, i non irrisori capitali necessari per l’acquisto, il restauro e l’adeguamento funzionale delle strutture, occorrerà mettere a punto un modello di gestione leggero e sostenibile, capace di mantenere in equilibrio i conti della struttura senza creare i deficit e le voragini finanziarie che sovente caratterizzano gli enti teatrali.
Ci vediamo tutti il 24 febbraio alla Società Economica.
Leggo su media online locali che l’iniziativa di Duferco sul Cantero segnerebbe un’inedita convergenza tra il sottoscritto e l’Amministrazione comunale chiavarese.
Noi come famiglia cerchiamo sempre di agire per il bene della città in cui siamo cresciuti e che amiamo. Se chiamati a fare qualcosa per il benessere, il decoro e il rango della città non ci tiriamo indietro solo perché non allineati con l’Amministrazione. Lo sforzo comune sul recupero e sulla riapertura del Cantero, dopo molti anni di tristissima chiusura, non significa naturalmente che come imprenditore e privato cittadino, e quindi come chiunque, io non rimanga libero di continuare a criticare la Civica Amministrazione là dove ritengo che le sue scelte siano sbagliate; prima fra tutte quella di collocare il depuratore in Colmata sprecando malamente la risorsa territoriale più importante per lo sviluppo e il futuro della città ed esponendo a gravissimi rischi chi lavorerà per costruirlo prima e gestirlo poi.
Sento anche ripetere, fedelmente amplificato da qualche portavoce di non meglio specificati “pensionati”, che io non dovrei occuparmi di Colmata e di depuratore perché animato da chissà quali mire speculative sull’area.
Le balle cosmiche propalate sull’argomento evidentemente hanno lasciato il segno. Come si possano avere mire speculative su un’area di proprietà pubblica è difficile comprenderlo, ma tant’è c’è ancora qualche simpaticone che si diverte ad insinuare che la proprietà dell’area di colmata finirà magari in una società svizzera. Giornalismo spazzatura, ognuno il lunario lo sbarca come può.