Migliora la qualità dell’aria in Italia, i dati, quindi “sono dalla nostra parte”, anche se “i cambiamenti climatici, purtroppo, stanno complicando la questione dell’inquinamento urbano che, per via della conformazione geografica dell’Italia, in alcuni territori è particolarmente pesante, come nella Pianura Padana“. Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, guarda con ottimismo ai dati contenuti nel ‘Rapporto qualità dell’aria – Edizione 2023’ di Snpa-Ispra, presentato a Torino. In un quadro di “oggettiva difficoltà” per la qualità dell’aria “le azioni che vengono messe in campo stanno ottenendo risultati positivi e occorre, quindi, perseverare”, dice Pichetto, anche “a fronte delle procedure di infrazione aperte in passato dall’Unione europea nei confronti dell’Italia”. “Non chiediamo sconti all’Europa”, assicura Pichetto, “ma pretendiamo, in questo e in altri campi, che si tenga conto di quella che è la realtà del nostro Paese, che ci rende molto più vulnerabili di altre realtà”. Pochi giorni fa, infatti, la Commissione europea, ha aperto una procedura di infrazione nei confronti del nostro Paese per il mancato rispetto degli obblighi sulla qualità dell’aria, evidenziando l’inosservanza della sentenza della Corte di giustizia Ue emessa nel 2020. Bruxelles ha segnalato troppi sforamenti di Pm10, le polveri sottili rappresentate da ossidi di zolfo e di azoto, ammoniaca e composti organici volatili. Ora il governo ha due mesi di tempo per convincere a non procedere oltre.
Il 2023 è stato l’anno migliore per la qualità dell’aria da quando sono disponibili dati di PM10 e PM2,5 (metà degli anni ’90, dal 2007 con la rete completa), sia in termini di superamenti della soglia giornaliera del PM10 sia nei valori medi annuali. Lo scorso anno in tutte le stazioni di rilevamento italiane è stato rispettato il valore limite annuale di Pm10, che è di 40 microgrammi per metro cubo, mentre quello giornaliero (pari a 50 microgrammi per metro cubo da non superare per più di 35 giorni in un anno) è stato rispettato nell’89% delle stazioni. Le zone considerate più critiche sono la parte nord del bacino padano, la conca a nord del Vesuvio, la Valle del Sacco, in provincia di Frosinone. Ci sono, poi, “isolati casi di violazione”, ha spiegato Maria Siclari, direttrice generale di Ispra, come la provincia di Pordenone, la Piana Lucchese, la pianura Venafrana (in provincia di Isernia) e la provincia di Brindisi.
Nei limiti in quasi tutte le stazioni di monitoraggio (98%) il valore annuale del biossido di azoto, che nel 2023 segna una riduzione del 19% rispetto al decennio 2013-2022. I superamenti si verificano in stazioni influenzate da alti flussi di traffico stradale: Torino, Milano, Brescia, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Catania e Palermo.
Osservato speciale è l’ozono, inquinante presente specialmente in estate. Nel 2023 l’obiettivo a lungo termine per la protezione della salute umana è stato rispettato solo in 49 stazioni su 344, pari al 14%. Caldo estremo e assenza di precipitazioni favoriscono i superamenti della soglia.
Il quadro sostanzialmente positivo dei dati relativi al 2023, conclude Snpa “conferma un trend in generale miglioramento che deve stimolare a proseguire nelle azioni di risanamento anche alla luce degli obiettivi a cui tendere nel lungo termine per la nuova direttiva dell’Unione Europea sulla qualità dell’aria in via di definizione”.