Diversa, rivista, rimodellata sui territori e le loro esigenze. L’agenda sostenibile dell’Ue non è in ridiscussione, ma… Ma deve essere diversa per tutti, per tenere conto delle differenze e delle specificità che pur ci sono e che l’esecutivo comunitario non ha saputo tenere in debito conto. Le regioni europee chiedono cambi di rotta. Non radicale, perché comunque “il Green Deal e l’agenda digitale, insieme, dovrebbero continuare a essere la bussola dell’Ue”. Allo stesso tempo però, questa politica deve essere meno diretta dall’alto e lasciata a chi riforme e trasformazioni deve metterle a terra. L’Alleanza per la coesione, che riunisce, tra gli altri, Comitato europeo delle regioni (Cor) e Eurocities, produce una dichiarazione dal sapore di manifesto politico e programmatico per la prossima Commissione europea.
Solo le due transizioni verde e digitale “richiedono una maggiore considerazione delle circostanze locali, e gli enti locali e regionali sono in prima linea in questa battaglia quotidiana e sono responsabili di quasi la metà degli investimenti pubblici negli Stati membri dell’Ue”. Il messaggio è quello di lasciar fare agli amministratori locali, a cui vanno garantite le risorse del caso. Si insiste sulla politica di coesione e i suoi fondi strutturali, innanzitutto. “Per rispondere adeguatamente alle sfide attuali e future, per il periodo successivo al 2027 serve una politica di coesione rinnovata”. Nello specifico, le 140 regioni e le 137 città e province parte dell’Alleanza della coesione, serve “una politica che contribuisca ad ancorare la coesione sociale, economica e territoriale nella nuova politica industriale del Green Deal”. Quello che si teme è che l’attuazione delle politiche di sostenibilità possa creare disparità territoriali e quindi si invita soprattutto la Commissione europea a varare “una politica di coesione rinnovata”, che “dovrebbe essere concepita come un potente strumento volto a dispiegare il potenziale economico di ogni singola parte dell’Unione europea e a promuovere l’innovazione basata sul territorio nel senso più ampio del termine”.
Obiettivo principale, nell’attuare le riforme necessarie per realizzare la doppia transizione, “riservare particolare attenzione alle regioni fortemente dipendenti dalle industrie ad alta intensità energetica, tenendo tuttavia presente che tutte le industrie hanno un’impronta ambientale”. Il che si traduce nell’esigenza di “una politica di coesione rinnovata per il periodo successivo al 2027, che sostenga soluzioni su misura, basate sui principi della transizione giusta e a disposizione di tutte le regioni in ogni angolo dell’Europa”. Richiesta sostenuta anche da Marco Marsilio, presidente della Regione Abruzzo. “La transizione delle industrie europee deve avvenire in modo da garantire condizioni competitive per le nostre imprese e prosperità per i nostri cittadini”, sottolinea nel corso dei lavori del summit. “Molte regioni dipendono da industrie ad alta intensità energetica, come il settore automotive, e hanno bisogno di garanzie per una transizione giusta, che non comprometta lo sviluppo economico e territoriale e non metta a rischio i posti di lavoro”.