Agricoltura, Prandini: Il grano ucraino destiniamolo ai Paesi africani

“Sul piano delle semplificazioni c’è stato un taglio quasi totale degli adempimenti burocratici per le aziende al di sotto dei dieci ettari, 500 mila imprese agricole in Italia, mentre per le altre c’è stato uno snellimento del 50% dei vincoli. A questo si aggiunge una maggiore flessibilità rispetto ai vincoli del regolamento della Politica Agricola Comune, che permette per esempio di stanziare risorse a favore delle aziende colpite dalle gelate in Emilia Romagna: senza quest’intervento questi contributi sarebbero stati considerati aiuti di Stato. Abbiamo proposto una moratoria di un anno rispetto alle situazioni debitorie delle imprese agricole in difficoltà per gli aumenti dei tassi d’interesse e per i costi delle materie prima, esplosi per via degli scontri bellici”. Lo dice Ettore Prandini, presidente di Coldiretti sugli ultimi sviluppi delle trattative coin la Ue. In una intervista a Repubblica spiega che “sia corretto che l’Europa continui ad aiutare l’Ucraina favorendo le importazioni di grano, ma bisognerebbe anche fare in modo che questo grano non entri nel mercato Ue, che rischia di destabilizzare, ma venga invece stoccato e poi destinato ai Paesi che non hanno cibo a sufficienza per sfamare la popolazione, come i Paesi africani, che altrimenti vengono lasciati nelle mani della Cina, della Turchia e della Russia”. Poi su dazi verso la Russia aggiunge: “C’è stata a lungo una mancanza di attenzione sul fatto che la Russia, anche in previsione delle prossime europee, ha cercato di destabilizzare il nostro mercato con le importazioni di cereali, di cui sono diventati i terzi produttori nel mondo, dopo Cina e India. A causa dell’import russo i prezzi del nostro grano sono scesi del 30%, così si è creato un clima di contestazione delle istituzioni Ue”.