Superbonus, governo stringe ancora le maglie. Resta nodo ricostruzione post sisma

Stop a cessione del credito e a sconti in fattura. Per il M5S "Giorgetti spera di attribuire ad altri le colpe dell'impennata del deficit/Pil 2023". Ma anche per Mazzetti di Forza Italia "rimangono degli aspetti da chiarire"

Cambia ancora la disciplina dei bonus edilizi. Con l’ultimo decreto varato martedì sera dal Consiglio dei ministri, di fatto, il governo archivia la stagione del Superbonus. Il testo presentato dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, parte dai dati Istat sulla revisione del deficit 2023, con un revisione al rialzo che tocca quota 7,2%, dopo gli incrementi del 2021 e 2022. Dunque, con il provvedimento vengono eliminati gli interventi successivi all’entrata in vigore delle nuove norme, delle residue fattispecie per le quali risulta ancora vigente l’esercizio delle opzioni per il cosiddetto sconto in fattura o per la cessione del credito in luogo delle detrazioni. Non solo, perché viene esclusa l’applicazione dell’istituto della remissione in bonis per acquisire l’ammontare del complesso delle opzioni esercitate e delle cessioni stipulate entro la scadenza ordinaria delle agevolazioni, prevista per il prossimo 4 aprile, che avrebbe consentito la comunicazione funzionale alla fruizione dei benefici fino al 15 ottobre 2024 dietro pagamento di una minima sanzione.

Tra le altre novità, c’è l’introduzione di misure volte mirate all’acquisizione di maggiori informazioni sulla realizzazione degli interventi agevolabili. Chi ometterà di trasmetterle, se relative agli interventi già avviati, subirà una sanzione amministrativa di 10mila euro, mentre per i nuovi interventi è prevista la decadenza dall’agevolazione fiscale. Inoltre, per stoppare la possibilità che soggetti terzi esposti con debiti verso l’erario possano fruire dei bonus edilizi, c’è la sospensione, fino a concorrenza di quanto dovuto, dell’utilizzabilità dei crediti di imposta inerenti i bonus edilizi in presenza di iscrizioni a ruolo o carichi affidati agli agenti della riscossione o atti dell’Agenzia delle entrate per importi superiori a 10mila euro, se scaduti i termini di pagamento e purché non siano in essere provvedimenti di sospensione o non siano in corso piani di rateazione per i quali non sia intervenuta decadenza. E ancora, il decreto introduce misure per prevenire le frodi in materia di cessione dei crediti Ace, riducendo a una la possibilità di cessione ed estendendo la responsabilità solidale del cessionario alle ipotesi di concorso nella violazione, nonché ampliando i controlli preventivi in materia di operazioni sospette.

C’è un nodo che nelle prossime settimane andrà sciolto, ed è quello relativo agli interventi per la ricostruzione delle zone colpite dai terremoti. In particolare, dalle Regioni del cratere in centro Italia arrivano richieste di “attenzione” al problema, mantenendo vive le agevolazioni. Dall’Abruzzo al Lazio, alle Marche il leitmotiv non cambia.

Dura anche la presa di posizione delle opposizione, in particolare del M5S.Il ministro dell’Economia si affida all’ennesimo decreto sul Superbonus per coprire i suoi disastri contabili ed economici”, accusa il senatore e vicepresidente pentastellato, Mario Truco. Che rincara la dose su Giorgetti: “Spera di attribuire ad altri le colpe dell’impennata del deficit/Pil 2023. Colpe che in realtà sono soltanto sue“. Per l’ex parlamentare marchigiana del Pd, Alessia Morani, “con il decreto approvato in Cdm Meloni ha deciso di mettere su un binario morto la ricostruzione post sisma”. Mentre l’eurodeputata dem, Irene Tinagli, presidente della commissione per i problemi economici e monetari a Bruxelles, sostiene che “questa uscita dal bonus sia stata fatta nel modo peggiore: col deficit che è comunque schizzato e con migliaia di famiglie e imprese che adesso si ritroveranno con il cerino in mano. Temevo una manovra correttiva già tempo fa, ma ora con il balzo del deficit e il rallentamento della crescita la rischiamo davvero”. Dal movimento Sud chiama nord è la presidente, Laura Castelli, viceministra al Mef ai tempi dei governi Conte e Draghi, a intervenire: “Adesso è chiaro, vogliono far fallire le nostre imprese italiane, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro. Via per sempre ogni credito di imposta e lo sconto in fattura – scrive su Facebook -. Governo di irresponsabili”.

Dubbi ci sono anche nella maggioranza, però. “Rimangono degli aspetti da chiarire e perfino da correggere in fase di conversione del decreto: per esempio sulla cessione o sugli immobili appartenenti a onlus o in zone terremotate“, spiega la deputata di FI, Erica Mazzetti. Più certezze, invece, in Fratelli d’Italia: “Nel decreto legge viene finalmente posto un argine a questo sistema malato, eliminando ogni tipo di sconto in fattura e cessione del credito ancora previsti per i bonus edilizi”, dice il capogruppo alla Camera, Tommaso Foti. Che aggiunge: “Il governo Meloni corre così ai ripari per evitare che si possano ripetere truffe nel settore dell’edilizia”. La partita, comunque, non può dirsi chiusa. Anzi, si riapre.