Sembra lontano il tempo in cui gli italiani (forzatamente) hanno imparato a conoscere la valenza degli stoccaggi di gas, non nascondevano un certo batticuore per la dipendenza delle forniture dalla Russia mentre impazzava la guerra con l’Ucraina e imperversava l’inverno, cominciavano persino a fare conoscenza con tubi e annessi sabotaggi del Nord Stream. Oggi è tutto (relativamente) più tranquillo, il gas non è più raro come i rubini, il prezzo è tornato a livelli ‘accettabili’ e, soprattutto, non siamo più legati mani e piedi al Paese di Putin.
L’Italia, sotto i premierati di Mario Draghi e Giorgia Meloni, ha allacciato rapporti più stretti con Algeria e Azerbaijan, soprattutto si è convertita all’uso del Gnl, che sta per gas naturale liquefatto. E’ notizia di questi giorni, infatti, che nei primi mesi del 2024 il Gnl ha superato la quantità di gas garantita dall’Algeria, il nostro principale fornitore. Siamo nell’ordine del 20% per quanto riguarda i flussi in entrata rispetto al 19% del gas che è arrivato da Mazara del Vallo.
Se quindi il Gnl va a tutto gas, il ‘sorpasso’ conduce a un’altra riflessione, ovvero alla valenza crescente dei rigassificatori. Ce ne sono cinque, per adesso, operanti a pieno regime: quello di Piombino – la Golar Tundar – e quello di Ravenna – la Bw Singapore – entrambi di proprietà Snam, oltre ai ‘vecchi’ impianti di Rovigo, Panigallia e Livorno. In allestimento, poi, c’è la struttura di Goia Tauro che di qui a quattro anni, se non ci saranno intoppi, dovrebbe diventare attiva.
Il gas via nave è una soluzione concreta a un problema delicatissimo, perché di gas (nonostante il boom delle rinnovabili) dovremo campare almeno per i prossimi dieci anni. E non stupisce che si siano sopite le contestazioni e le preoccupazioni degli abitanti di Piombino, che non volevano parcheggiata di fronte a casa la Golar Tundar: in fondo, se si riesce a trovare il giusto compromesso tra interessi, tutela dell’ambiente e tutela del paesaggio i rigassificatori sono una soluzione efficace e non impattante. Piombino ospiterà il rigassificatore per 3 anni, gli altri 17 di vita li passerà in Liguria. A Vado sono sul piede di guerra, è prevedibile che la querelle vada ancora avanti per poi trovare un punto di caduta che accontenti tutti e non danneggi nessuno. A quattro chilometri dalla costa ci sta l’alba del futuro