“I meriti della regolazione vanno condivisi con l’altra condizione necessaria, costituita dalle competenze e dalla capacità delle aziende idriche italiane. C’è una grandissima tradizione di ingegneria idraulica, acquedottistica e un bagaglio di conoscenze ed expertise che il nostro Paese ha sempre avuto. Mancava un soggetto che desse stabilità al settore e certezze sui ricavi sia a tutela delle aziende che dei consumatori”. Così Andrea Guerrini, membro del collegio Arera e presidente di Wareg, l’associazione dei regolatori europei nel settore dell’acqua potabile e delle acque reflue. C’è un dato che più di tutti è emblematico: i 4,4 miliardi di investimenti nel 2023, destinati soprattutto all’ammodernamento delle infrastrutture e della qualità dei servizi, oltre il 400% in più rispetto al 2012, anno in cui l’Authority ha assunto le competenze sul comparto. “Sono tre gli elementi di novità dell’appuntamento di quest’anno che Wareg ha predisposto con la collaborazione di Arera – chiarisce Guerrini in una intervista a Il Sole 24 Ore -. Il primo è costituito dal coinvolgimento del ministero dell’Agricoltura e dall’Anbi in linea con l’approccio che, come Autorità, stiamo portando avanti: creare un dialogo tra tutti gli utilizzatori dell’acqua, dal civile al settore agricolo, fino all’industria, che poi sono i due settori più idrovori”. Poi aggiunge: “L’Autorità ha cercato di rompere una barriera, quella che ha portato a gestire finora la risorsa idrica a compartimenti stagni. La prospettiva, invece, va ribaltata partendo dalla misurazione dei consumi in tutti i settori, dall’agricoltura all’industria, per poi progettare insieme le infrastrutture che servono ad approvvigionarsi”.