“La situazione dell’Italia con le rinnovabili è solo apparentemente buona: 10 anni di sostanziale inazione e poi, solo nel 2023, un buon numero di gigawatt autorizzati e sviluppati ma ancora troppo pochi, circa la metà di quelli che, ogni anno, il Paese dovrebbe raggiungere per ottenere i traguardi previsti al 2030; ossia, come prefigura il Pniec, 60 Gw di energia pulita”. Così Alessandro Migliorini, country manager e director di Ee Italia (del gruppo danese European energy). Nel colloquio con il Sole 24 Ore aggiunge: “Le stime, per i prossimi due anni, dicono che si andrà avanti con circa 1,15 Gw l’anno di fotovoltaico e 0,5 Gw di eolico, quando invece dovrebbero essere 7-8 l’anno del primo e oltre 2 di eolico. Per recuperare, Italia dovrebbe fare, da qui al 2030, circa 13 Gw l’anno di rinnovabili. E nel 2023 il Paese, a causa del ritmo più basso tenuto, rispetto a quello che dovrebbe, ha perso già almeno 9 o 10 miliardi di euro d’investimenti, visto che 1 Gw corrisponde a circa un miliardo di investimenti diretti sul territorio, che possono venire dall’estero, come nel caso di Ee”.
Migliorini poi spiega: “Non è ancora chiaro come debba essere interpretato il dl Agricoltura, in particolare gli articoli 5 e 20, in merito all’installazione degli impianti agrivoltaici non avanzati, che sembra non si possano più realizzare sulle aree improduttive, e le regole relative alle solar belt. Per favorire gli investimenti occorre, invece, definire, con la massima precisione, le caratteristiche tecniche e agricole che un impianto agrivoltaico deve rispettare per essere qualificato come tale e avere, quindi, la possibilità di occupare qualsiasi suolo agricolo idoneo”.