“Con Erg abbiamo fatto una rivoluzione. In poco più di dieci anni siamo passati dopo 70 anni di petrolio alle rinnovabili”. Così Edoardo Garrone, presidente di Erg. Che aggiunge: “Abbiamo concluso nove riorganizzazioni, investito sulle persone per aumentare le competenze. In uno scenario mutato e incerto, con i prezzi del gas che prima erano esorbitanti poi sono crollati e con misure introdotte dai governi in Europa con forti impatti sulle società energetiche, abbiamo fatto un piano industriale a tre anni per essere prudenti. Prevede il consolidamento sui mercati in cui siamo e una crescita selettiva. Inoltre non escludiamo grandi acquisizioni fuori dal piano. La transizione energetica è in atto, ma la si sta rimodulando. Dobbiamo continuare a investire sulle rinnovabili”. In una intervista a il Corriere della Sera Economia poi spiega quali sono gli obiettivi futuri: “Passare dall’attuale capacità installata di quasi 3,7 gigawatt a 4,5 nel 2026 e cinque al 2028. L’obiettivo al 2026 è già garantito al 50% da progetti finalizzati, avviati o in fase di costruzione. Poi c’è l’espansione negli Stati Uniti, dopo l’accordo con Apex Clean Energy di aprile: la nostra prima partnership americana, ci serve per conoscere quel mercato. Gli Stati Uniti hanno un piano di sviluppo delle rinnovabili solido che muove investimenti enormi, non credo che cambi qualcosa su questo fronte se vincerà Trump”. mentre in Italia “aspettiamo da mesi il decreto Fer X con le nuove misure di supporto alle rinnovabili. Finché non sappiamo i termini delle aste i nuovi investimenti sul repowering sono fermi. Altro problema: le autorizzazioni lente. Abbiamo iniziato l’iter per il repowering di Nulvi Ploaghe in Sardegna nel 2018, siamo ancora bloccati. C’è scollamento fra Stato ed enti locali”.