Sembra che il Green Deal non esista più, ma prima o poi tornerà

Sia il Governo sia l’opposizione pongono davanti a tutto altre priorità: lavoro, sanità, taglio cuneo fiscale, autonomia. Ma la transizione green andrà a frugare nelle tasche degli italiani più di quanto gli italiani stessi non immaginino.

Aspettando quello che accadrà in Europa nelle prossime settimane, a cominciare dalla ‘beatificazione’ dei commissari indicati dai vari Paesi, è scomparsa dal dibattito politico – almeno in Italia – la questione del Green Deal. E’ vero che a Bruxelles si sono perse le tracce dell’ideologo oltranzista Frans Timmermans, è vero che si va verso una stagione di minori intransigenze ‘verdi’, ma è altrettanto vero che il pacchetto di misure a difesa dell’ambiente vada inesorabilmente avanti. Tutto questo mentre la Cina sta mettendo in campo il massimo sforzo possibile per ‘farsi amica’ i Paesi africani, là dove ci sono ricchissimi giacimenti di materie critiche. Ma questa è una parentesi.

Il Green Deal tornerà alla ribalta in autunno e lo farà con il suo carico di responsabilità e di esigenze, soprattutto con la necessità di avere ingenti risorse a disposizione per poterlo attuare. Anche solo in parte. Ma sia il Governo sia l’opposizione in questo momento pongono davanti a tutto altre priorità: lavoro, sanità, taglio cuneo fiscale, autonomia. E poi ancora referendum sul presidenzialismo e ius scholae e chissà cosa verrà fuori nelle prossime settimane quando si infuocherà il clima intorno e dentro la legge di Bilancio. Che sarà almeno di 25 miliardi, denaro da reperire qua e là… Intanto di ambiente poco o nulla, anzi nulla o pochissimo. Si dirà: fino a quando non si sa davvero chi mette mano alle normative europee è inutile sbattersi e preoccuparsi, però è la foglia di fico e copre quasi niente. Perché la transizione green andrà a frugare nelle tasche degli italiani più di quanto gli italiani stessi non immaginino.

Un esempio? Le case green, però si potrebbe proseguire con le auto elettriche o la nuova Pac. Oppure con il packaging. Sono tematiche per adesso finite nel freezer ma che prima o poi torneranno sui banchi di Strasburgo e lì si aprirà una partita diversa. Adesso, l’unico a esibire una certa sensibilità sul tema è Angelo Bonelli, uno dei due leader di Avs, ma sarebbe curioso se non lo facesse essendo la parte ‘verde’ dell’Alleanza con Nicola Fratoianni. Insomma, un doverismo imprescindibile-

Come sempre la questione sono le priorità. E la questione ambientale nelle sue varie sfaccettature, prima fra tutte di ricaduta economica, è finita in cantina. Non sono mode ma ciclicità: proprio per questo, prima o poi, tornerà al centro della discussione.