Fulmine a ciel sereno questa mattina a Bruxelles. Con una lettera a Ursula von der Leyen, resa pubblica sul suo account X, il commissario europeo per il Mercato interno, Thierry Breton, ha rassegnato le proprie dimissioni con effetto immediato. Breton – che era anche il candidato commissario europeo per la Francia nel prossimo Collegio – ha accusato la leader Ue di aver chiesto nei giorni scorsi a Parigi di ritirare il suo nome “per motivi personali”. Al suo posto, Emmanuel Macron ha annunciato la nomina dell’ex capogruppo di Renew al Parlamento europeo e attuale ministro per gli Affari europei, Stéphane Séjourné.
Così come già avvenuto con Romania – che ha sostituito la nomina di Victor Negrescu con quella di Roxana Mînzatu – e con la Slovenia – in cui è sta diventando un caso nazionale la designazione di Marta Kos -, anche la Francia ha dunque subito pressioni da parte della presidente della Commissione europea per ripensare la propria candidatura al Collegio.
I criteri per fare parte della nuova squadra di von der Leyen, come confermato dalla portavoce della Commissione europea, Arianna Podestà, erano principalmente due: “Le competenze e l’equilibrio di genere”. La leader Ue aveva chiesto ai Paesi membri di mettere sul tavolo due nomine, un uomo e una donna, a meno che il candidato non fosse un attuale commissario. Proprio il caso di Breton e della Francia, che dunque non era tenuta a rispettare il secondo criterio. Resta la competenza, ma Breton ha accusato von der Leyen di averlo fatto fuori “per motivi personali” e di aver abusato della prerogativa di distribuzione degli incarichi, offrendo, “come contropartita politica, un portafoglio presumibilmente più influente per la Francia nel futuro Collegio”.
Accuse pesanti, a cui la Commissione europea ha scelto per ora di non rispondere: la nomina dei commissari “è un processo che si basa sulla confidenzialità”, ha ripetuto diverse volte Arianna Podestà, glissando sulle domande della stampa internazionale a Bruxelles. “Quello che posso dire è che la presidente prende atto e accetta le dimissioni di Thierry Breton e lo ringrazia per il lavoro svolto come commissario europeo durante tutto il mandato”, ha aggiunto la portavoce dell’esecutivo Ue.
Macron ha cercato immediatamente di salvare la faccia: “Dalla Presidenza francese del Consiglio dell’Ue nel 2022 e dal suo secondo discorso alla Sorbona nell’aprile 2024, il presidente della Repubblica ha sempre difeso l’ottenimento da parte della Francia di un portafoglio chiave di Commissario europeo, incentrato sui temi della sovranità industriale e tecnologica e della competitività europea. Questo è stato il filo conduttore di tutti i contatti avuti con la presidente della Commissione europea da quando è stata eletta dal Parlamento europeo”, hanno precisato fonti dell’Eliseo. Il presidente francese chiede per il proprio commissario una maxi-delega sulla sovranità industriale e tecnologia e sulla competitività dell’euro, dossier dove è difficile immaginare che Séjourné possa essere più competente di Breton, uno che ha ricoperto ruoli apicali in diversi gruppi industriali, che ha insegnato ad Harvard, e soprattutto che ha passato gli ultimi cinque anni nel gabinetto di von der Leyen, contribuendo alla gestazione di importanti leggi sui servizi e sul mercato digitale e sull’intelligenza artificiale.
Questi ultimi meriti elogiati dallo stesso Macron, che ha sottolineato il contributo “determinante” di Breton “all’avanzamento di una politica di sovranità europea nei settori della tecnologia digitale, del sostegno alla base tecnologica e industriale della difesa europea e della tenuta del mercato unico dell’Unione europea durante la crisi di Covid”. Il commissario per il Mercato interno ha invece rivendicato di aver “lottato incessantemente per sostenere e promuovere il bene comune europeo, al di sopra degli interessi nazionali e di partito”. Prima di chiudere la lettera, Breton si è concesso l’ultimo attacco piccato a von der Leyen: “Alla luce di questi ultimi sviluppi – ulteriore testimonianza di una governance discutibile – devo concludere che non posso più esercitare le mie funzioni nel Collegio”.
La Commissione europea non ha ancora reso noto chi prenderà le deleghe di Breton da qui a dicembre (quanto verosimilmente entrerà in funzione nuovo Collegio). Ma la seppur immediata nomina di Séjourné non completa ancora il puzzle di von der Leyen in vista della riunione di domani (17 settembre) al Parlamento europeo, in cui la leader Ue dovrebbe presentare i 26 nomi dei commissari e le rispettive deleghe ai capigruppo dell’Eurocamera. Non si è ancora chiuso, in Slovenia, il caso relativo al ritiro della nomina di Tomaž Vesel a favore di Marta Kos. Sempre su pressione di von der Leyen