Inflazione, Cottarelli: Bce in ritardo nel taglio tassi, pochi margini per Manovra

“La revisione Istat non migliora i margini della legge di Bilancio, che erano e restano pochi. Ma ciò che preoccupa di più è il debito pubblico. Averlo così elevato ci rende vulnerabili sui mercati finanziari”. Così Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici della Cattolica di Milano. In una intervista a La Stampa aggiunge: “«Il Pil degli anni passati, come il 2022, è stato rivisto al rialzo. Allo stesso tempo sono migliorati sia il deficit sia il rapporto debito/Pil dello scorso anno. Però la crescita del Pil nel 2023 è stata ridotta di due decimali a +0,7%. E la domanda che tutti si pongono è una sola: è vero che stiamo crescendo più forte dell’Europa?”. Cottarelli parla poi di spread: “L’Italia ha lo spread più alto in Europa. Ora non è molto grave, ma ci costa comunque circa l’1,4% di debito pubblico. Noi spendiamo 45 miliardi di euro in rispetto agli altri Paesi membri soltanto perché abbiamo il debito più elevato di tutti”. E ancora: “Se poi c’è qualche evento internazionale tale da far cambiare opinione ai mercati finanziari, l’Italia può essere tra i primi a essere attaccati. Proprio come successe nella prima fase del Covid-19. Al tempo intervenne la Banca centrale europea, ma non possiamo sempre e solo contare su Francoforte. Ecco perché dicevo che il vincolo deriva dal nostro fardello”. la maniera di uscirne è chiara: “La velocità di riduzione del debito, come previsto dalle nuove regole Ue sui conti pubblici, devo ammettere che è abbastanza modesta. Servirebbe uno sforzo univoco. La ricetta per tenere sotto controllo la traiettoria del debito nel medio-lungo periodo è fare ciò che hanno fatto gli altri Paesi, che hanno fatto consolidamenti anche dal 30% del Pil”. Infine sulla Bce: “La Bce ha fatto bene ad alzare i tassi quando l’inflazione era alta, anche se un po’ in ritardo. Parallelamente, adesso c’è un po’ lo stesso atteggiamento. Ma mi aspetto che continui nei prossimi mesi, senza esagerare. Considerati i dati, un’accelerazione delle riduzioni del costo del denaro non sarebbe sbagliata”.