“L’impostazione normativa sulle concessioni idroelettriche blocca gli investimenti, presta il fianco a contenziosi, genera concorrenza in assenza di reciprocità con altri Paesi europei su asset che sono strategici, non contribuisce alla riduzione del costo dell’elettricità per imprese e famiglie richiedendo canoni maggiori”. Lo dice Giuseppe Argirò, amministratore delegato di Compagnia Valdostana delle Acque e vicepresidente di Elettricità Futura con delega all’idroelettrico. In un colloquio con il Sole 24 Ore aggiunge: “È una situazione che rischia di protrarsi nel tempo, portando un danno enorme.? Già l’incertezza sulle concessioni scadute ha determinato negli ultimi 4-5 anni il blocco degli investimenti, se non per attività di ordinaria gestione e di messa in sicurezza. Ora, con il 70% delle grandi derivazioni in scadenza nel 2029, rischiamo di perdere 10 anni”. E ancora: “Le gare finiranno in ulteriori contenziosi e l’impasse continuerà. Bisogna invece con urgenza far ripartire gli investimenti. Si stima che gli operatori potrebbero mettere sul piatto 15 miliardi, una cifra che potrebbe essere ancora maggiore se si immaginasse una nuova politica di rilancio di nuove infrastrutture”.