Cresce un po’ meno del previsto – e nel 2026 sarà ultima tra i Paesi dell’Unione europea – ed è chiamata a rafforzarsi sfruttando in pieno il Piano di ripresa e resilienza. E’ l’Italia descritta dalle previsioni economiche d’autunno della Commissione europea che fotografano anche una traiettoria di risanamento dei conti pubblici solo in parte discendente, perché mentre il deficit si riduce, il debito aumenta. Nello specifico, oggi Bruxelles rivede al ribasso le sue precedenti stime di primavera: alla fine del 2024, il Prodotto interno lordo (Pil) registrerà il +0,7% (invece del +0,9% stimato a maggio) e a fine 2025 il +1% (al posto del +1,1% di qualche mese fa). Per il 2026, poi, la Commissione stima una crescita dell’1,2%, un dato più alto, sì, ma che lascia comunque il BelPaese all’ultimo posto tra i Ventisette.
Per quanto riguarda la spesa, l’analisi dell’esecutivo Ue dimostra che il rapporto tra deficit e Pil è in discesa: dal 3,8% nel 2024 (era al 7,2% del 2023) arriverà al 3,4% nel 2025 e al 2,9% nel 2026. Un percorso di riduzione che richiede più tempo del previsto perché “il progetto di bilancio include misure con un impatto di aumento del deficit pari allo 0,4% del Pil” tra cui “la proroga del taglio del cuneo fiscale attuato nel 2024, sebbene attraverso un nuovo sistema di detrazioni fiscali, e la conferma della struttura semplificata dell’imposta sul reddito delle persone fisiche introdotta nel 2024”. Capitolo diverso è quello del debito. Dopo essere sceso al 134,8% del Pil nel 2023, vicino al suo livello pre-pandemia, si prevede che il tasso sarà al 136,6% quest’anno, al 138,2% il prossimo e arriverà al 139,3% alla fine del 2026.
La situazione italiana, come spiega il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, è in linea con quella europea di una crescita limitata. “Dalle nostre previsioni di autunno, si vede una economia europea che dopo un 2023 molto difficile è tornata a crescere, ma a un ritmo modesto molto moderato“, con un Pil a +0,9% nell’Ue e +0,8% nell’area euro quest’anno, +1,5% e +1,3% rispettivi il prossimo anno, +1,8% e +1,6% nel 2026. “Nel frattempo – continua Gentiloni – ci sono alcune buone notizie che vengono dal fatto che l’inflazione cala – e quindi il recupero di potere d’acquisto delle famiglie è in corso – e sul fronte del lavoro: dalla pandemia in avanti nell’Unione europea si sono creati 8 milioni di nuovi posti di lavoro e il livello di disoccupazione è il più basso da sempre”. In questo quadro la situazione italiana è nella “media europea con un livello di crescita più o meno analogo a quello dell’eurozona e con una chiara necessità di rafforzare questa crescita”, aggiunge. “La medicina immediata io credo sia serietà nei conti pubblici e Pnrr: riuscire a mettere a terra le riforme e gli investimenti del Pnrr può essere il motore per dare all’Italia, che ha una crescita nella media europea, un qualcosa in più nel 2025 e nel 2026“, la cura che prescrive l’ex premier.
Questo, dunque, è il lavoro da fare. E c’è anche un motivo in più per farlo. E Gentiloni lo spiega così: “Le incertezze sono molto forti. Derivano chiaramente dalle guerre, dalle tensioni internazionali e anche dai rischi possibili di tensioni tariffarie e commerciali con i nostri partner americani”. In questo contesto, “una possibile svolta protezionistica nella politica commerciale degli Usa sarebbe estremamente dannosa per entrambe le economie” delle due sponde dell’Atlantico. Ma “è ovvio che questo scenario potrebbe avere ripercussioni specialmente nei Paesi che hanno i maggiori surplus commerciali con gli Stati Uniti, come Germania e Italia”.