Infortuni e decessi nel lavoro agricolo e rischio di estinzione di alcune specie ittiche messe a dura prova dall’arrivo di specie aliene con il cambiamento climatico. Sono due temi evidenziati nella plenaria del Parlamento europeo della settimana scorsa dall’eurodeputata di Fratelli d’Italia – Ecr, Mariateresa Vivaldini. A margine dei lavori, l’europarlamentare ha spiegato a Gea che “il lavoro agricolo è uno dei più pericolosi in Europa” perché, “come evidenziato dagli studi, i decessi in agricoltura, rispetto ad altri settori, sono superiori del 233% e gli infortuni maggiori del 18%. Purtroppo ci sono anche numerosi casi di suicidio”. La situazione è tale per cui “il lavoro agricolo espone quotidianamente i produttori a condizioni incontrollabili e imprevedibili come condizioni meteorologiche mutevoli, ritmi serrati, lunghe e impegnative ore di lavoro, isolamento sociale. Questi fattori hanno aumentato la possibilità di trovarsi in condizioni di stress acuto e cronico”, ha continuato.
Secondo l’eurodeputata, “oggi i nostri agricoltori sono sotto pressione a causa della competizione ingiusta, dell’incertezza legata alla fluttuazione dei prezzi e del sempre crescente onere amministrativo, normativo e dall’asfissiante burocrazia” e “questa condizione ha delle ricadute a livello d’attrattiva per i giovani”, tanto che “oggi solo il 10% degli agricoltori europei ha meno di 40 anni e ciò comporterà ulteriori sfide negli anni a venire”. Ma alcune misure di intervento si possono prevedere. Ad esempio, “si dovrebbero prevedere nuovi sostegni economici”; “invece di ridurre la Pac portandola al 31% del bilancio”. E poi “gli agricoltori chiedono soprattutto un atteggiamento più proattivo da parte delle autorità di controllo che ad oggi hanno avuto un approccio più vessatorio che collaborativo. Un settore primario che gioca un ruolo determinante nel garantire salubrità dei prodotti e del nostro cibo e che muove un enorme indotto, tale da poterlo affrontare senza ideologia ed in maniera pragmatica, riconoscendo alla categoria il ruolo cruciale nel presidiare e difendere”, ha evidenziato.
L’altro tema sollevato da Vivaldini all’Eurocamera è stato quello dell’impatto sulle economie locali dal rischio di estinzione di alcune specie ittiche, come Trota Marmorata, Temolo e Carpione del Garda che “sono già di per sé specie ittiche a rischio” tanto da essere “oggetto di salvaguardia e progetti mirati al loro sostegno e reintroduzione”. Ora tali specie “sono ulteriormente messe a rischio dall’aumento smisurato di cormorani che ormai da anni vede una crescita esponenziale nei numeri sia nelle lagune che nelle acque interne di fiumi e laghi Italiani: un serio problema di bilanciamento ambientale, che si ripercuote non solo su popolazioni ittiche già in declino ma che mai come oggi, crea problematiche anche alle attività di pesca professionale oltre che agli allevamenti ittici o le valli di laguna, che giornalmente vengono attaccati da stormi di cormorani”. L’eurodeputata ha osservato che “l’emergenza è ormai constatata in tante nazioni europee” e “servono urgenti soluzione ed intervento, per proteggere la biodiversità“. Misure che possono significare “anche compiere scelte difficili e forse impopolari come consentire il contenimento tramite selezione mirata di un numero sufficiente di cormorani, per permettere a specie a rischio estinzione di raggiungere un equilibrio tra predatori e prede, per consentire al tempo stesso anche ai pesci a rischio di estinzione, di poter sopravvivere”, ha affermato Vivaldini.
Il fenomeno dei cormorani, però, è uno dei tanti che sono figli della crisi ambientale attuale. “È innegabile che nell’ultimo decennio ci troviamo di fronte a cambiamenti climatici che hanno favorito modifiche alle migrazioni di fauna alloctona, con tutta probabilità questo è uno dei fattori che ha favorito nello specifico anche l’aumento della presenza del cormorano che, un tempo raro nel bacino del Mediterraneo, oggi vede aumentata a dismisura la sua presenza”, ha ricordato Vivaldini. “Stesso ragionamento lo si può fare anche per le acque del Mediterraneo e dei nostri mari Italiani che con un aumento della temperatura delle acque, hanno visto l’arrivo di specie ittiche abituate a temperature tropicali. L’invasione dei pesci tropicali, unitamente al surriscaldamento delle acque, sta tramutando il nostro Mediterraneo in un mare sempre più tropicale con il grave rischio che tutto ciò a breve potrà nel tempo portare ad una grave perdita di biodiversità nell’ecosistema”, ha concluso.